mercoledì 22 maggio 2013

L'IMPORTANZA DELLA DEGLUTIZIONE NELLA PRESTAZIONE ATLETICA

L’importanza della deglutizione nella prestazione atletica



Paolo Desirò MTM mROI fulcro@paolodesiro.com
Durante la mia formazione in osteopatia il trattamento della deglutizione non era stato puntualizzato a sufficienza, sembrava che l’argomento non fosse poi così importante, ma poi mi sono scontrato con la realtà dei miei due figli che dovevano migliorare la loro qualità nel gesto della deglutizione, per facilitare il lavoro dell’ortodontista. Questo mi ha obbligato a studiare questa zona del corpo per capire meglio le sue relazioni con l’apparato stomatognatico e poi posturali. 

Due cenni sullo sviluppo anatomico e fisiologico della lingua: incomincia a svilupparsi in fase embrionale nella quarta settimana il suo sviluppo è strettamente legato all’innervazione dell’ipoglosso, è la prima struttura che si forma della cavità bucale. Le sue attività sono già tutte presenti già durante la maternità: Il riflesso di suzione è già presente alla 10 settimana di vita uterina; alla 13 settimana il feto deglutisce; al 5 mese succhia il dito. 
Il tronco encefalico ha il controllo neurofisiologico della mobilità della lingua già dal 60° giorno di vita intrauterina. Nei primi anni di vita la deglutizione ha una fisiologia atipica, intorno hai 6/8 anni si trasforma in tipica, la sua fisiologia si trasforma con la comparsa dei molari definitivi.   
L’innervazione motoria è rappresentata da:

a) dalle branche mandibolari del trigemino, dal facciale e dall’ipoglosso, il trigemino innerva anche i muscoli antagonisti della deglutizione, i muscoli che chiudono la mandibola.
b) dal glosso-faringeo e dal vago, che innervano la muscolatura della faringe e dell’esofago.
Quale movimento svolge la lingua durante la deglutizione? 


La punta della lingua entra in contatto con le rughe palatine, la porzione mediana della lingua entra in contatto con il palato duro, la porzione posteriore assume un’angolazione di 45° contro la parete faringea per permettere al bolo alimentare di procedere verso l’apparato digerente. Durante questo processo, i muscoli elevatori della mandibola sono contratti, i muscoli dell’espressione facciale non vengono usati durante la deglutizione.
La deglutizione della saliva è una funzione inconscia avviene circa ogni 30 secondi nella veglia e ogni minuto nel sonno, più o meno sono intorno alle 1600-2000 volte nelle 24 ore.
La lingua nella deglutizione forza il palato da un minimo di 700 gr. ad un  massimo di 3000 gr. Se si prende una media di 1800 gr. di pressione per ogni deglutizione e lo moltiplichiamo per 2000 volte, il risultato è che 3.600.000 gr. di pressione  intermittente si scaricano sul palato e sui denti nell’arco delle 24 ore.
La lingua è il migliore apparecchio ortodontico.
Le funzione linguali sono: il riflesso di suzione, la deglutizione,  la respirazione, la masticazione, la fonazione, la  postura e l’equilibrio.
Quali cause provocano la disfunzione della lingua?
Nella prima fase di vita le disfunzioni che possono perturbare la fisiologia della lingua sono spesso determinate da posizionamento intrauterino o durante il parto. L’occipite tende spesso a subire delle disfunzioni intraossee a livello della base dell’occipite e provocano una compressione del canale dell’ipoglosso, con effetti sul nervo stesso.
Le disfunzioni delle masse laterali dell’occipite  influenzano la sua funzionalità.
Ossificazione dell’occipite dopo la nascita
La sincondrosi intraoccipitale anteriore o basioccipite fra la parte basi (associata a 1/3 anteriore dei condili) e quelle laterali (associata ai 2/3 posteriore dei condili) inizia ad ossificare intorno ai 2 anni e termina, fondendosi completamente all’età di 8/10 anni
La sincondrosi intraoccipitale posteriore si fonde nel corso del 3° anno di vita. La sutura occipitale trasversale o sincondrosi di Budin, fra la porzione sovranucale e intranucale della squama, inizia ad ossificare a partire a 1 anno e termina fondendosi fra i 4 ed i 7 anni.
Nell’adulto la fisiologia della deglutizione può essere perturbato da disfunzioni fasciali ascendenti determinate delle catene fasciali interne(viscerali). Facciamo una breve descrizione delle catene fasciali interne, in tanto si dividono in tre: la catena fasciale interna periferica, la catena fasciale interna mista e la catena fasciale interna centrale.
La catena fasciale interna periferica  parte dal perineo, risale tramite  il peritoneo e la fascia trasversale, arriva al diaframma, risale tramite la fascia endotoracica. Si collega al diaframma toracico superiore e qui segue la catena fasciale superficiale esterna inserendosi alla base dell’occipite.
La catena interna mista parte dal perineo, risale tramite l’aponeurosi ombellico-prevescicale e si collega all’ombelico, a questo livello risale tramite la fascia trasversalis, da qui si collega tramite il legamento rotondo del fegato e il legamento falciforme. Dalla cupola diaframmatica sale tramite la pleura o tramite la catena centrale. Il collegamento con l’osso ioide è tramite la fascia cervicale media perturbandone la sua fisiologia, a questo livello troviamo dei parametri di torsione importanti e contrapposti avvolte alla fisiologia del nervo ipoglosso. La catena interna mista può perturbare la fisiologia della lingua creando parametri di torsione.
La catena fasciale centrale interna parte dal perineo risale attraverso il peritoneo e tutti i tessuti di sostegno degli organi addominali. Dal  diaframma  risale nell’area mediastinica, coinvolgendo tutti i tessuti di sostegno del pericardio. A questo livello risale tramite la fascia perifaringea. A livello delle cervicali ha connessioni con la fascia cervicale media e profonda. Poi prende contatto con l’osso ioide e il suo stretto rapporto con la deglutizione. Le sue disfunzione tendono a portare verso il basso il corpo della lingua.

Una deglutizione atipica, che spinge i denti fino a provocare il loro spostamento ( open bite ), questa deglutizione va trattata in modo misto con la collaborazione ortodontica e l’osteopatia che cerca di trovare la lesione primaria che ha perturbato la fisiologia della lingua.
Una deglutizione che ha un lieve contatto sulle rughe palatine, ma la lingua nella sua parte media non ha contatto del palato. dal punto di vista medico è una deglutizione che non perturba l’occlusione centrica, visto che la lingua non spinge e sposta i denti. Questo è il caso più comune che può perturbare la prestazione dell’atleta.
Una deglutizione che non spinge correttamente sul palato perturba: il movimento respiratorio primario, la respirazione, la postura e l’equilibrio.
Perché?
Durante la deglutizione la lingua spinge sul mascellare superiore, questa spinta induce in modo indiretto sia  l’etmoide e lo sfenoide, attraverso le ali pterigoidee. Queste spinte mettono in moto la sinfisi sfenobasilare.
La spinta della deglutizione sul mascellare superiore ci permette di respirare meglio delle ossa nasali, nello sport è fondamentale una buona respirazione specialmente nella resistenza.
Un non corretta deglutizione tende a richiedere un compenso cervicale e nel tempo la testa si porta in avanti e può essere una delle cause della perdita della lordosi cervicale, ma non è l’unica causa.
Durante la deglutizione si ha una stimolazione dei nuclei del nervo ipoglosso, del facciale e del trigemine, che inviano afferenze al nucleo di Deiters, anche detto nucleo vestibolare laterale. Il centro sovraspinale più importane per il controllo posturale è il nucleo di Deiters. Il fascio vestibolo-spinale laterale hanno origine dal nucleo vestibolare laterale di Deiters
Il nucleo vestibolare laterale cerca di mantenere il centro di gravità tra i piedi (nella stazione eretta) o appena di fronte ai piedi (nella locomozione) e di mantenere la testa orizzontale. I fasci vestibolospinali durante il cammino svolgono un’attività selettiva nei confronti dei motoneuroni del quadricipite che segna il passo. 
I soggetti che non tendono a non spingere sul palato con la lingua avranno problemi in molti gesti atletici per esempio: avranno pessime partenza nelle gare di nuoto, per colpire di testa abbiamo bisogno della stabilizzazione delle cervicali tramite la deglutizione, saltare a cavallo, stare sulle punte nella danza classica, durante le discese in bicicletta e molti altri casi.
L’affaticamento dell’equilibrio sarà compensato con un aumento del tono concentrico dei muscoli e il quadricipite ne è per eccellenza la vittima.
Concludendo se vogliamo ottenere una ottime prestazione atletica bisogna non trascurare la deglutizione.
fulcro@paolodesiro.com

giovedì 16 maggio 2013

Il ruolo della FASCIA nelle problematiche del mal di schiena

Il ruolo nella fascia nel corpo umano è attualmente oggetto di approfonditi studi che confermano l'importante ruolo svolto nel corpo umano. A questo indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=Girav2Kc_ic" si può trovare un utile filmato suggerito dal Prof. Pacelli dell'Università di Padova sul coinvolgimento della fascia toracolombare nelle lombalgie e più in generale sulla patologia muscolo-scheletrica.

domenica 12 maggio 2013

Dalla Letteratura a cura di Saverio Colonna. Dir OSCE



J Am Osteopath Assoc. 2006 May;106(5):285-9.

Osteopathic manipulative treatment of a 26-year-old woman with Bell's palsy.

Lancaster DG, Crow WT.

Bell's palsy is caused by a lesion of the facial nerve and results in unilateral  paralysis or paresis of the face. The condition affects approximately 23 in 100,000 persons, with onset typically occurring between the ages of 10 and 40
years. The authors report the case of a 26-year-old woman with Bell's palsy, whom they treated with osteopathic manipulative treatment that was focused on the enhancement of lymphatic circulation. The osteopathic manipulative procedures used involved reducing restrictions around four key diaphragms (thoracic outlet,  respiratory diaphragm, suboccipital diaphragm, cerebellar tentorium), as well as  applying the thoracic pump, muscle energy, primary respiratory mechanism, and osteopathy in the cranial field. The authors, who were guided by the four principles of osteopathic philosophy, report that the patient's symptoms resolved within 2 weeks, during which two sessions of osteopathic manipulative treatment,  each lasting approximately 20 minutes, were held. Patient recovery occurred without the use of pharmaceuticals.

PMID: 16717371  [PubMed - indexed for MEDLINE]

La paralisi di Bell è causata da una lesione del nervo facciale e consiste in una paralisi unilaterale o paresi della faccia. La condizione colpisce circa 23 persone su 100.000, con insorgenza variabile solitamente tra i 10 ei 40 anni
anni. Gli autori riportano il caso di una donna di 26 anni con paralisi di Bell, che hanno trattato con il trattamento manipolativo osteopatico che si è concentrato sul miglioramento della circolazione linfatica. Le procedure manipolative osteopatiche usate hanno coinvolto riducendo le restrizioni dei quattro diaframmi chiave (dello stretto toracico, diaframma respiratorio, il diaframma suboccipitale, tentorio cerebellare), così come l'applicazione della pompa toracica, energia muscolare, meccanismo respiratorio primario, l’osteopatia nel campo cranico. Gli autori, che sono stati guidati da quattro principi della filosofia osteopatica, riferiscono che i sintomi del paziente si sono risolti entro 2 settimane, durante le quali si sono svolte due sessioni di trattamento manipolativo osteopatico, ciascuno della durata di circa 20 minuti. Il recupero del paziente si è verificato senza l'uso di farmaci.

Dalla Letteratura a cura di Saverio Colonna. Dir OSCE


Effectiveness of osteopathic manipulative treatment in neonatal intensive care units: protocol for a multicentre randomised clinical trial

Efficacia del trattamento manipolativo osteopatico nei reparti di terapia intensiva neonatale: protocollo per un studio clinico multicentrico randomizzato

Francesco Cerritelli,1,2 Gianfranco Pizzolorusso,1,2 Cinzia Renzetti,2 Carmine DIncecco,3 Paola Fusilli,3 Paolo Francesco Perri,4 Lucia Tubaldi,4 Gina Barlafante1,2

1Research and Development, EBOM—European Institute for Evidence Based Osteopathic Medicine, Chieti, Italy
2Research department, AIOT—Accademia Italiana Osteopatia Tradizionale, Pescara, Italy
3Neonatal Intensive Care Unit, ‘Spirito Santo’ Civil Hospital, Pescara, Italy 4Neonatal Intensive Care Unit, Macerata Public Hospital, Macerata, Italy


ABSTRACT
Introduction: Neonatal care has been considered as one of the first priorities for improving quality of life in children. In 2010, 10% of babies were born prematurely influencing national healthcare policies, economic action plans and political decisions. The use of complementary medicine has been applied to the care of newborns. One previous study documented the positive effect of osteopathic manipulative treatment (OMT) in reducing newborns’ length of stay (LOS). Aim of this multicentre randomised controlled trial is to examine the association between OMT and LOS across three neonatal intensive care units (NICUs).

Abstract
Introduzione: la cura neonatale è stata considerata come una delle prime priorità per migliorare la qualità della vita nei bambini. Nel 2010, il 10% dei bambini nati prematuramente hanno influenzato le politiche sanitarie nazionali, piani d'azione economici e decisioni politiche. L'uso della medicina complementare è stato applicato alla cura dei neonati. Uno studio precedente ha documentato l'effetto positivo del trattamento manipolativo osteopatico nel ridurre il periodo di ricovero dei neonati.  Scopo di questo studio clinico controllato randomizzato multicentrico è quello di esaminare l'associazione tra il trattamento manipolativo osteopatico e il periodo di ricovero attraverso tre unità di terapia intensiva neonatale.

BMJ Open 2013;3:e002187. doi:10.1136/bmjopen-2012-002187

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giovedì 9 maggio 2013

IL VIAGGIO DEL PESCIOLINO ROSSO....DI WILLIAM GARNER SUTHERLAND


Traduzione dall’inglese di Silvia Gariglio che ringraziamo per il lavoro fatto !!   
 Questa è una storia che raccontava William Garner Sutherland durante le conferenze che teneva.




In questo viaggio all’interno del cervello umano siamo come un minuscolo pesciolino in visita turistica. Faremo una nuotata nel liquido cefalorachidiano in compagnia di un minuscolo pesciolino che può entrare nuotando in interstizi quali gli accessi dallo spazio subaracnoideo al quarto ventricolo. Mentre ci guardiamo intorno, cercheremo di riflettere su alcune delle funzioni del tubo neurale. Faremo un viaggio con l’immaginazione. 

Durante questa breve nuotata spero di arrivare a una certa comprensione delle caratteristiche meccaniche del movimento del corpo pituitario, situato nella sella turcica dello sfenoide. Cercherò anche di comprendere il movimento del corpo pineale, nella parte posteriore del tetto del terzo ventricolo. In passato i filosofi hanno cercato in questa zona la sede dell’anima. 

Il pesciolino si tuffa dall’ingresso nel liquido che permea il quarto ventricolo. Questi ingressi (il forame di Magendie e i forami di Luschka), che si aprono tra il corpo del liquido cefalorachidiano nello spazio subaracnoideo all’esterno del tubo neurale e il corpo del fluido all’interno dei ventricoli dentro il tubo neurale, sono le uniche due porte aperte tra i due corpi di fluido. Ciò che il pesciolino trova nel quarto ventricolo è un corridoio sovrastato da un tetto. Sopra il tetto si trova il cervelletto. Il corridoio si estende in basso fino al canale centrale del midollo spinale e fino all’acquedotto cerebrale in alto. 

Il pesciolino è consapevole del fluido; sente che ha una funzione. Vede una luce oltre il buio. Sembra la luce del sole in una una nuvola o un riflesso in una nuvola. C’è molta luce, ma la luce non tocca la nuvola. Riflette ogni cosa attraverso di lei. Secondo il pesciolino riflette anche una qualche Intelligenza, che proviene da qualcosa di invisibile. La “luce liquida” sembra spronarlo a proseguire. 

Così continua a nuotare accompagnato da quella consapevolezza, l’informazione ricevuta dal suo primo tuffo dentro le nuvole all’interno del quarto ventricolo. Si tuffa proprio nel punto più profondo e si rende conto di una trasmutazione della luce in tutti i centri fisiologici all’interno del midollo allungato. Poi nuota qua e là e si lascia trasportare lateralmente finché trova un piccolo canale stretto, il cosidetto acquedotto cerebrale. In questo stretto canale è difficile trovare un passaggio. 
 
Improvvisamente sente una piccola spinta da dietro e, mentre si accorge che i movimenti ondulatori delle pareti lo consentono, viene spinto dall’altra parte. Proprio sotto di lui c’è un altro movimento ondulatorio che dev’essere la sincondrosi sfenooccipitale che s’incurva in basso e in alto, un movimento ondulato- rio che segue la marea e lungo il suo corso lo depone in cima a una grande caverna, nota come terzo ventricolo. Questa caverna è piena fino all’orlo di liquido cefalorachidiano. 

Si volta appena e vede che questa caverna è molto stretta e che proprio al di sopra c’è un tubicino ( il peduncolo e la nicchia pineali) collegato a quello che si chiama corpo pineale. Infila il naso in quel peduncolo e rimane incastrato. Di colpo quel corpo, quel cono, incomincia a spostarsi verso l’alto e poi, mentre ridiscende lo lascia libero. In quel piccolo corpo pineale egli percepisce un andare e venire. Che cos’è responsabile di questa azione meccanica, di questo andare su e giù? 

In questa zona e nel tetto del mesencefalo le fibre nervose si connettono in alto con il lobo anteriore del cervelletto, la parte più antica. Questa è la parte del tubo neurale che ha tessuti neurali come tetto. Ci deve essere un principio meccanico nell’area perché durante l’inspirazione e l’espirazione del meccanismo respiratorio primario avvenga con un ritmo definito il movimento altalenante del corpo pineale. Quando il piccolo cono scende durante l’espirazione, si posa sulla sommità del collicolo superiore.

Mentre il pesciolino è ancora sul tetto del terzo ventricolo, all’interno, vede una tenda che separa la cavità dalla parte esterna del cervello. Con l’immaginazione riesce a vedere i plessi coroidei che sono al di sopra allungar- si durante l’inspirazione. Poi comincia l’espirazione e le pareti si avvicinano formando di nuovo una stretta fessura. Durante l’espirazione quei plessi coroidei, com’ è stato scoperto nelle autopsie, si addensano. 

Egli percepisce la differenza tra inspirazione ed espirazione mentre è nel terzo ventricolo: la sua forma cambia da una forma a V più larga in cima, perciò con il fondo che si solleva, a una stretta fessura che lo abbassa. Il pesciolino si tuffa quindi verso il fondo e incontra il pavimento del terzo ventricolo, l’ipotalamo. Sembra che in fondo ci sia un foro ed egli percepisce il movimento, verso l’alto e verso il basso. 

Questo foro porta in basso, il pesciolino sguscia dall’altra parte e si ritrova nel corpo pituitario, nella neuroipofisi. Adesso è dentro il corpo pituitario e anche nella sella turcica dello sfenoide. È stanco, perciò si mette comodo e si addormenta, dondolato come in una culla.
Quando si sveglia, si accorge che di là non può più uscire. Il corpo pituitario è sbarrato da un diaframma. Per uscire deve sgusciare di nuovo nell’ipotalamo, cioè nel terzo ventricolo. Questa deve essere un’area speciale, dove l’in- fundibolo collega il corpo pituitario all’ipo- talamo. Tanti nuclei in un’area così piccola sembrano indicare il centro di qualcosa. C’è molta attività qui con tutto l’oscillare in su e in giù e la motilità. 

Ah! È lo sfenoide a provocare l’oscillazione mentre ruota con regolarità. Il movimento deve essere importante per tutte queste parti in attività. 

Mentre il pesciolino sale nuotando al terzo ventricolo sente un ronzio e capisce che deve passare con cautela vicino al talamo e ai gangli basali, perché in queste pareti è racchiuso tanto potenziale. Prosegue e trova la parete finale, la lamina terminale. Su questa parete si aprono due porte, i forami intraventricolari. Sguscia in quella di destra e si ritrova nel ventricolo laterale destro. Mentre procede all’interno va a sbattere contro il lobo frontale, perciò deve voltarsi dalla parte opposta. Tutta questa zona anteriore sembra essere diventata una zona superiore. È la zona dove il tubo neurale si è piegato su se stesso e all’indietro lungo la sommità del capo. La parte successiva della sua nuotata si svolge dove il ventricolo è circondato dalla corteccia motoria del cervello, da cui partono gli ordini che dicono a qualcosa di muoversi. Nella parte posteriore del cranio scopre che il lobo occipitale conti- nua a ruotare, verso il basso e in avanti. Qui c’è la corteccia visiva, la parte deputata alla visione, vicino alla falce cerebrale e al tentorio del cervelletto. I lobi temporali del cervello si ripiegano in avanti all’interno delle grandi ali dello sfenoide. Tutto ciò è situato sopra la “tenda” (il tentorio del cervelletto). Che cosa accadrebbee se questo angolo tra la falce e la “tenda” diventasse acuto e comprimesse la corteccia visiva? 
 
Ancora una volta si trova in un luogo dove deve tornare sui suoi passi. Perciò torna indie- tro nuotando lungo la parete del ventricolo laterale destro per entrare di nuovo nel terzo ventricolo. Tutta la nuotata è stata un percorso a spirale. Nel ventricolo laterale sinistro ci sarà lo stesso andamento. Gli emisferi cerebrali si sono ripiegati al di sopra, all’indietro e in avanti a partire dal limite anteriore del tronco encefalico. E nel centro allora l’esterno dove si trova? Sarà il grande solco trasversale del cervello. Tra i contenuti della fossa craniale posteriore e i lobi temporali e occipitali c’è il tentorio del cervelletto. Questo punto nel centro è dove si trova il corpo pineale,sul collicolo superiore del mesencefalo, all’esterno del tubo neurale.
Ma il nostro pesciolino è all’interno, di nuovo nel terzo ventricolo, dove ha del fluido in cui nuotare. Egli ritorna nel quarto ventricolo attraverso l’acquedotto cerebrale e trova la strada che conduce allo spazio subaracnoideo e da lì alla cisterna magna. Anche in questo lago c’è spazio per nuotare. Può nuotare intorno al midollo allungato al- l’esterno e vedere il cervelletto che somiglia ai mantici usati dai fabbri per soffiare aria sul fuoco. Può percepire la marea che entra. 
Poi il pesciolino nuota proprio sotto il tronco encefalico e negli strati d’acqua su cui posa il cervello: le cisterne basali. Sale intorno al ponte per andare nella cisterna superiore al di sopra del cervelletto e là si ri- trova all’esterno e nel grande solco trasverso. Non solo può vedere il corpo pineale, quel piccolo cono, ma anche le profonde vene cerebrali, le vene corioidee, e le vene cerebellari, che confluiscono ed entrano tutte nella grande vena di Galeno appena prima che questa entri nel seno retto.
In seguito il pesciolino girovaga all’esterno degli emisferi cerebrali e nella zona subaracnoidea dove viene diffuso il fluido cerebrospinale, sotto la membrana aracnoidea e all’esterno della pia madre. Egli nota che la pia madre aderisce stretta- mente alla superficie del canale durale che trasporta il sangue arterioso. La membrana aracnoidea circonda le sommità dei sol- chi e delle scissure. Questa organizzazione gli fornisce il fluido in cui nuotare. 

Tuttavia, riflette, in certe aree il fluido scarseggia ed egli si domanda che cosa accadrebbe se la membrana aracnoidea si stringesse su di lui mentre è in uno di que- sti spazi. Lo spazio si ridurrebbe e forse lui non riuscirebbe a raggiungere tutto quel fluido intorno all’ esterno del cervello o il fluido all’esterno della colonna vertebrale. Potrebbe spostarsi nel midollo se rimanes- se bloccato dentro il forame magno? Che cosa dovrebbe succedere per provocare una situazione del genere? 

Egli intuisce che se l’occipite e le ossa temporali non funzionassero a dovere il tentorio del cervelletto si potrebbe bloccare e verrebbe modificata la forma della cavità cranica posteriore; anche la forma della fossa giugulare verrebbe modificata. Questi cambiamenti avrebbero effetto sul flusso del sangue venoso che fluisce e defluisce dai forami giugulari? Se il deflusso del sangue venoso dal cranio fosse limitato, ti sentiresti bene? Avresti l’emicrania? Quali eventi dovrebbero verificarsi per creare una tensione nei rapporti tra occipite e ossa temporali? 
Supponiamo che qualcuno venga colpito sulla testa. La botta si ripercuoterebbe sul fluido che è davanti e intorno al corpo della pituitaria? Sembra che intorno alla parte esterna del cervello ci siano molti spazi dove il fluido non verrebbe disturbato. E se la testa si deformasse in un piegamento\rotazione laterale in modo tale che una cavità di fluido diventasse più piccola e la corrispondente sull’altro lato diventasse più grande? Ci sarebbe più fluido dove lo spazio è maggiore e meno fluido dove lo spazio è minore? Si potrebbe rimediare a una situazione del genere?
Questo viaggio è durato abbastanza. Il pesciolino è stato tutto il tempo all’interno del cranio aggirandosi all’interno e all'esterno del cervello umano in movimento. 

Ciò che ha visto lo farà riflettere a lungo........

martedì 7 maggio 2013

Un pò di storia osteopatica

L'osteopatia è un percorso di consapevolezza riguardo la possibilità di donare salute rispettando l'uomo, quale espressione del "Grande Architetto", come diceva Andrew Taylor Still, riferendosi a Dio.
Nato nello stato della Virginia nel 1828, viveva nel Kansas vicino Baldwin City, si formò come medico e così come accadeva per molti dei medici del tempo, fu assunto nell'esercito degli Stati Uniti per portare la sua opera in soccorso ai soldati in guerra. Storicamente, questo è il periodo della guerra civile americana.
Gli orrori che egli ebbe a vedere nei campi da battaglia e soprattutto la successiva morte della moglie e di due figli a causa di meningite ed il fallimento cui egli stesso patì nel non essere riuscito a salvare le vite dei propri cari, lo lasciarono completamente disilluso riguardo la pratica della medicina del tempo. Tempi in cui si tendeva a curare attraverso l'uso di alcool e droghe; rimedi questi tra i principali nella pratica medica di allora.
Still, dissociandosi dai rimedi medici del tempo, che sentiva come inefficaci e barbari, inizia un lungo ed accurato percorso di studio anatomico, che lo portò ad effettuare come un "forsennato", continue dissezioni sui cadaveri, analizzandone i più piccoli particolari della costituzione fisica.
Una frase di Still, familiare per gli addetti ai lavori, esplicita bene il concetto osteopatico secondo Still: "L'OSTEOPATIA È ANATOMIA, ANCORA ANATOMIA, SEMPRE ANATOMIA".
Lo stesso Still affermava : "L'ANATOMIA E' DA CONSIDERARSI L'ALFA E L'OMEGA, L'INIZIO E LA FINE DI TUTTE LE FORME E DELLE LEGGI CHA DANNO VITA AL CORPO UMANO".
Ogni osteopata deve conoscere perfettamente l'anatomia nei minimi particolari al fine di poter proiettare all'interno del corpo la propria azione. Il percorso pionieristico svolto dal vecchio dottore ad oggi prosegue, vivo più che mai grazie alle tante scuole/università osteopatiche presenti in tutto il mondo ed all'interno delle quali l'anatomia è una, se non la maggiore, delle materie insegnate agli studenti.
Cito quanto affermato dall'anatomista Bell in una sua bellissima frase. Egli dice:
" Impara ad osservare il corpo vivo con i tuoi occhi, poi impara a guardare il corpo con le tue dita e gli occhi aperti, poi impara a guardare il corpo con gli occhi chiusi".
Questa frase, ritengo sia l'espressione più vera per gli osteopati odierni, nonché la perfetta sintesi a ciò che un bravo discepolo di Still dovrebbe aspirare per sé e per il successo terapeutico indotto al paziente.
La prima scuola in osteopatia
Era il 22 giugno del 1874 quando Andrew Taylor Still fonda a Kirksville, nello stato del Missouri la prima scuola di osteopatia, oggigiorno è denominata Andrew Taylor Still University, Kirksville College of Osteopathic Medicine.
Il 22 Giugno del 1874 è la fase conclusiva, la concretizzazione di un personale ed isolato, quanto difficile e contrastato cammino compiuto da questo geniale uomo, un uomo di scienza con una profonda spiritualità. Nel tempo, Still insieme ai suoi studenti svilupparono un completo programma di studi che includeva una serie di trattamenti fisici specializzati, ora chiamati Trattamento Osteopatico Manipolativo (OMT). Alla fine del 1800 Still insegnava che la malattia era la conseguenza di un mal posizionamento delle ossa, evento che creava disagio al flusso del sangue ("la legge dell'arteria è suprema" usava dire Still) e degli impulsi nervosi. Per cui la cura delle malattie per il dottor Still passava attraverso la manipolazione ossea al fine di ripristinare, in ultima analisi il flusso interrotto o comunque deficitario.
Lo stato del Missouri, riconoscendo in un secondo momento l'adeguatezza del programma di studi e la validità dell'osteopatia, propose a Still un contratto con il quale promuovere un corso di laurea in osteopatia all'interno della facoltà di medicina. Still in nessun modo volle accostare l'osteopatia alla medicina allopatica, per cui scelse di mantenere distinta la laurea di "Dottore in Osteopatia" ("Doctor of Osteopathy, D.O.") dal Dottore in medicina (M.D. Medical doctor). Oggigiorno in America questa diversificazione formativa è ancora vigente.
Le condizioni storico-culturale-ambientale sulle quali si formò il pensiero del dr. Still, sono quelle appena espresse. Egli, partendo da tale premessa ed usando un approccio filosofico alternativo, si oppose all'uso delle droghe e della chirurgia come rimedi, riservandone l'uso ai casi in cui fossero l'unica cura conosciuta per una certa condizione, come un antidoto lo è per un veleno o l'amputazione per una cancrena.
La sua filosofia si basava sulla comprensione dell'integrazione tra corpo, mente e spirito.
Inizialmente Still si pronunciò attraverso una triade di principi sotto elencati, sui quali fondava la filosofia osteopatica:
· l'unicità del corpo;
· l'interrelazione tra la struttura e la funzione;
· la capacità del corpo di autoregolarsi quando meccanicamente in salute;(omeostasi).
A questi primi tre principi, se ne sono accostati altri quattro, frutto di un processo di evoluzione dell' osteopatia, avvenuto in seguito a continue ricerche scientifiche, le quali hanno apportato chiarimenti maggiori circa i meccanismi terapeutici dell'osteopatia, valorizzandone ancor di più la validità.
Vediamoli!
· La malattia, è la conseguenza della non capacità dell'organismo di produrre la fisiologica adattabilità, o quando dei cambiamenti ambientali superano la capacità del corpo di ripararsi da sé;
· Il movimento dei fluidi corporei è essenziale al mantenimento della salute.
· Il sistema nervoso autonomo gioca una parte cruciale nel controllare i fluidi del corpo.
· Ci sono componenti somatiche della malattia oltre ad essere manifestazioni della malattia sono anche fattori che contribuiscono al mantenimento dello stato di malattia. 
 Le critiche nei confronti di Still vertevano circa la non scientificità di quanto andava dicendo. Gli stessi scritti venivano criticati in quanto ritenuti scritti di carattere filosofico più che scientifico. Still però, stimolava i suoi studenti ad investigare criticamente circa la veridicità dei principi da lui stesso postulati. La ricerca iniziò a Kirksville nell'ultimo decennio del 1800 e da allora è stata proseguita lì e in altri istituti. L'Andrew Taylor Still Research Institute venne fondato nel 1913 e Louisa Burns ed altri osteopati, svilupparono una rigorosa serie di indagini scientifiche sulle relazioni tra le disfunzioni muscoloscheletriche e salute e malattia. Tra i tanti ricercatori e studiosi, osteopati e non, i quali hanno condotto ricerche nel campo osteopatico, un ruolo di enorme rilevanza è stato assunto dalla Dottoressa Viola Frymann, energica osteopata ultraottantenne americana.
La Frymann nei lunghi anni di dedizione e studio in particolare nell'ambito dell'osteopatia rivolta all'età pediatrica, ha posto in essere studi scientifici rilevanti, ponendo le basi affinché vi possano essere interscambi e dialoghi con la medicina ufficiale ed il suo metodo d'indagine. Il trattamento osteopatico quindi, è una razionale applicazione di questi principi, attraverso l'utilizzo e l'ottima conoscenza anatomica dell'operatore osteopatia. Ciò permette l'effettuazione di un trattamento terapeutico olistico del paziente, con un'attenzione particolare al sistema neuro- muscolo-scheletrico, ritenuto come parte integrante nei processi di salute e di malattia.