Questa è una storia che raccontava William Garner Sutherland durante le conferenze che teneva.
In questo viaggio all’interno del cervello
umano siamo come un minuscolo pesciolino
in visita turistica. Faremo una nuotata nel liquido cefalorachidiano in compagnia di un
minuscolo pesciolino che può entrare nuotando in interstizi quali gli accessi dallo spazio
subaracnoideo al quarto ventricolo. Mentre ci
guardiamo intorno, cercheremo di riflettere su
alcune delle funzioni del tubo neurale. Faremo
un viaggio con l’immaginazione.
Durante questa breve nuotata spero di arrivare a una certa comprensione delle caratteristiche meccaniche del movimento del corpo pituitario, situato nella sella turcica dello sfenoide. Cercherò anche di comprendere il movimento del corpo pineale, nella parte posteriore del tetto del terzo ventricolo. In passato i filosofi hanno cercato in questa zona la sede dell’anima.
Il pesciolino si tuffa dall’ingresso nel liquido che permea il quarto ventricolo. Questi ingressi (il forame di Magendie e i forami di Luschka), che si aprono tra il corpo del liquido cefalorachidiano nello spazio subaracnoideo all’esterno del tubo neurale e il corpo del fluido all’interno dei ventricoli dentro il tubo neurale, sono le uniche due porte aperte tra i due corpi di fluido. Ciò che il pesciolino trova nel quarto ventricolo è un corridoio sovrastato da un tetto. Sopra il tetto si trova il cervelletto. Il corridoio si estende in basso fino al canale centrale del midollo spinale e fino all’acquedotto cerebrale in alto.
Il pesciolino è consapevole del fluido; sente che ha una funzione. Vede una luce oltre il buio. Sembra la luce del sole in una una nuvola o un riflesso in una nuvola. C’è molta luce, ma la luce non tocca la nuvola. Riflette ogni cosa attraverso di lei. Secondo il pesciolino riflette anche una qualche Intelligenza, che proviene da qualcosa di invisibile. La “luce liquida” sembra spronarlo a proseguire.
Così continua a nuotare accompagnato da quella consapevolezza, l’informazione ricevuta dal suo primo tuffo dentro le nuvole all’interno del quarto ventricolo. Si tuffa proprio nel punto più profondo e si rende conto di una trasmutazione della luce in tutti i centri fisiologici all’interno del midollo allungato. Poi nuota qua e là e si lascia trasportare lateralmente finché trova un piccolo canale stretto, il cosidetto acquedotto cerebrale. In questo stretto canale è difficile trovare un passaggio.
Durante questa breve nuotata spero di arrivare a una certa comprensione delle caratteristiche meccaniche del movimento del corpo pituitario, situato nella sella turcica dello sfenoide. Cercherò anche di comprendere il movimento del corpo pineale, nella parte posteriore del tetto del terzo ventricolo. In passato i filosofi hanno cercato in questa zona la sede dell’anima.
Il pesciolino si tuffa dall’ingresso nel liquido che permea il quarto ventricolo. Questi ingressi (il forame di Magendie e i forami di Luschka), che si aprono tra il corpo del liquido cefalorachidiano nello spazio subaracnoideo all’esterno del tubo neurale e il corpo del fluido all’interno dei ventricoli dentro il tubo neurale, sono le uniche due porte aperte tra i due corpi di fluido. Ciò che il pesciolino trova nel quarto ventricolo è un corridoio sovrastato da un tetto. Sopra il tetto si trova il cervelletto. Il corridoio si estende in basso fino al canale centrale del midollo spinale e fino all’acquedotto cerebrale in alto.
Il pesciolino è consapevole del fluido; sente che ha una funzione. Vede una luce oltre il buio. Sembra la luce del sole in una una nuvola o un riflesso in una nuvola. C’è molta luce, ma la luce non tocca la nuvola. Riflette ogni cosa attraverso di lei. Secondo il pesciolino riflette anche una qualche Intelligenza, che proviene da qualcosa di invisibile. La “luce liquida” sembra spronarlo a proseguire.
Così continua a nuotare accompagnato da quella consapevolezza, l’informazione ricevuta dal suo primo tuffo dentro le nuvole all’interno del quarto ventricolo. Si tuffa proprio nel punto più profondo e si rende conto di una trasmutazione della luce in tutti i centri fisiologici all’interno del midollo allungato. Poi nuota qua e là e si lascia trasportare lateralmente finché trova un piccolo canale stretto, il cosidetto acquedotto cerebrale. In questo stretto canale è difficile trovare un passaggio.
Improvvisamente sente una piccola spinta
da dietro e, mentre si accorge che i movimenti ondulatori delle pareti lo consentono, viene
spinto dall’altra parte. Proprio sotto di lui c’è
un altro movimento ondulatorio che dev’essere la sincondrosi sfenooccipitale che s’incurva
in basso e in alto, un movimento ondulato-
rio che segue la marea e lungo il suo corso lo
depone in cima a una grande caverna, nota
come terzo ventricolo. Questa caverna è piena
fino all’orlo di liquido cefalorachidiano.
Si volta appena e vede che questa caverna è molto stretta e che proprio al di sopra c’è un tubicino ( il peduncolo e la nicchia pineali) collegato a quello che si chiama corpo pineale. Infila il naso in quel peduncolo e rimane incastrato. Di colpo quel corpo, quel cono, incomincia a spostarsi verso l’alto e poi, mentre ridiscende lo lascia libero. In quel piccolo corpo pineale egli percepisce un andare e venire. Che cos’è responsabile di questa azione meccanica, di questo andare su e giù?
In questa zona e nel tetto del mesencefalo le fibre nervose si connettono in alto con il lobo anteriore del cervelletto, la parte più antica. Questa è la parte del tubo neurale che ha tessuti neurali come tetto. Ci deve essere un principio meccanico nell’area perché durante l’inspirazione e l’espirazione del meccanismo respiratorio primario avvenga con un ritmo definito il movimento altalenante del corpo pineale. Quando il piccolo cono scende durante l’espirazione, si posa sulla sommità del collicolo superiore.
Si volta appena e vede che questa caverna è molto stretta e che proprio al di sopra c’è un tubicino ( il peduncolo e la nicchia pineali) collegato a quello che si chiama corpo pineale. Infila il naso in quel peduncolo e rimane incastrato. Di colpo quel corpo, quel cono, incomincia a spostarsi verso l’alto e poi, mentre ridiscende lo lascia libero. In quel piccolo corpo pineale egli percepisce un andare e venire. Che cos’è responsabile di questa azione meccanica, di questo andare su e giù?
In questa zona e nel tetto del mesencefalo le fibre nervose si connettono in alto con il lobo anteriore del cervelletto, la parte più antica. Questa è la parte del tubo neurale che ha tessuti neurali come tetto. Ci deve essere un principio meccanico nell’area perché durante l’inspirazione e l’espirazione del meccanismo respiratorio primario avvenga con un ritmo definito il movimento altalenante del corpo pineale. Quando il piccolo cono scende durante l’espirazione, si posa sulla sommità del collicolo superiore.
Mentre il pesciolino è ancora sul tetto del terzo ventricolo, all’interno, vede una tenda che separa la cavità dalla parte esterna del cervello. Con l’immaginazione riesce a vedere i plessi coroidei che sono al di sopra allungar- si durante l’inspirazione. Poi comincia l’espirazione e le pareti si avvicinano formando di nuovo una stretta fessura. Durante l’espirazione quei plessi coroidei, com’ è stato scoperto nelle autopsie, si addensano.
Egli percepisce la differenza tra inspirazione ed espirazione mentre è nel terzo ventricolo: la sua forma cambia da una forma a V più larga in cima, perciò con il fondo che si solleva, a una stretta fessura che lo abbassa. Il pesciolino si tuffa quindi verso il fondo e incontra il pavimento del terzo ventricolo, l’ipotalamo. Sembra che in fondo ci sia un foro ed egli percepisce il movimento, verso l’alto e verso il basso.
Questo foro porta in basso, il pesciolino sguscia dall’altra parte e si ritrova nel corpo pituitario, nella neuroipofisi. Adesso è dentro il corpo pituitario e anche nella sella turcica dello sfenoide. È stanco, perciò si mette comodo e si addormenta, dondolato come in una culla.
Quando si sveglia, si accorge che di là non può più uscire. Il corpo pituitario è sbarrato da un diaframma. Per uscire deve sgusciare di nuovo nell’ipotalamo, cioè nel terzo ventricolo. Questa deve essere un’area speciale, dove l’in- fundibolo collega il corpo pituitario all’ipo- talamo. Tanti nuclei in un’area così piccola sembrano indicare il centro di qualcosa. C’è molta attività qui con tutto l’oscillare in su e in giù e la motilità.
Ah! È lo sfenoide a provocare l’oscillazione mentre ruota con regolarità. Il movimento deve essere importante per tutte queste parti in attività.
Mentre il pesciolino sale nuotando al terzo ventricolo sente un ronzio e capisce che deve passare con cautela vicino al talamo e ai gangli basali, perché in queste pareti è racchiuso tanto potenziale. Prosegue e trova la parete finale, la lamina terminale. Su questa parete si aprono due porte, i forami intraventricolari. Sguscia in quella di destra e si ritrova nel ventricolo laterale destro. Mentre procede all’interno va a sbattere contro il lobo frontale, perciò deve voltarsi dalla parte opposta. Tutta questa zona anteriore sembra essere diventata una zona superiore. È la zona dove il tubo neurale si è piegato su se stesso e all’indietro lungo la sommità del capo. La parte successiva della sua nuotata si svolge dove il ventricolo è circondato dalla corteccia motoria del cervello, da cui partono gli ordini che dicono a qualcosa di muoversi. Nella parte posteriore del cranio scopre che il lobo occipitale conti- nua a ruotare, verso il basso e in avanti. Qui c’è la corteccia visiva, la parte deputata alla visione, vicino alla falce cerebrale e al tentorio del cervelletto. I lobi temporali del cervello si ripiegano in avanti all’interno delle grandi ali dello sfenoide. Tutto ciò è situato sopra la “tenda” (il tentorio del cervelletto). Che cosa accadrebbee se questo angolo tra la falce e la “tenda” diventasse acuto e comprimesse la corteccia visiva?
Ancora una volta si trova in un luogo dove
deve tornare sui suoi passi. Perciò torna indie-
tro nuotando lungo la parete del ventricolo
laterale destro per entrare di nuovo nel terzo
ventricolo. Tutta la nuotata è stata un percorso a spirale. Nel ventricolo laterale sinistro ci
sarà lo stesso andamento. Gli emisferi cerebrali si sono ripiegati al di sopra, all’indietro
e in avanti a partire dal limite anteriore del
tronco encefalico. E nel centro allora l’esterno
dove si trova? Sarà il grande solco trasversale
del cervello. Tra i contenuti della fossa craniale
posteriore e i lobi temporali e occipitali c’è il
tentorio del cervelletto. Questo punto nel centro è dove si trova il corpo pineale,sul collicolo
superiore del mesencefalo, all’esterno del tubo
neurale.
Ma il nostro pesciolino è all’interno, di nuovo nel terzo ventricolo, dove ha del fluido in cui nuotare. Egli ritorna nel quarto ventricolo attraverso l’acquedotto cerebrale e trova la strada che conduce allo spazio subaracnoideo e da lì alla cisterna magna. Anche in questo lago c’è spazio per nuotare. Può nuotare intorno al midollo allungato al- l’esterno e vedere il cervelletto che somiglia ai mantici usati dai fabbri per soffiare aria sul fuoco. Può percepire la marea che entra.
Ma il nostro pesciolino è all’interno, di nuovo nel terzo ventricolo, dove ha del fluido in cui nuotare. Egli ritorna nel quarto ventricolo attraverso l’acquedotto cerebrale e trova la strada che conduce allo spazio subaracnoideo e da lì alla cisterna magna. Anche in questo lago c’è spazio per nuotare. Può nuotare intorno al midollo allungato al- l’esterno e vedere il cervelletto che somiglia ai mantici usati dai fabbri per soffiare aria sul fuoco. Può percepire la marea che entra.
Poi il pesciolino nuota proprio sotto il
tronco encefalico e negli strati d’acqua su
cui posa il cervello: le cisterne basali. Sale
intorno al ponte per andare nella cisterna
superiore al di sopra del cervelletto e là si ri-
trova all’esterno e nel grande solco trasverso. Non solo può vedere il corpo pineale,
quel piccolo cono, ma anche le profonde
vene cerebrali, le vene corioidee, e le vene
cerebellari, che confluiscono ed entrano
tutte nella grande vena di Galeno appena
prima che questa entri nel seno retto.
In seguito il pesciolino girovaga all’esterno degli emisferi cerebrali e nella zona subaracnoidea dove viene diffuso il fluido cerebrospinale, sotto la membrana aracnoidea e all’esterno della pia madre. Egli nota che la pia madre aderisce stretta- mente alla superficie del canale durale che trasporta il sangue arterioso. La membrana aracnoidea circonda le sommità dei sol- chi e delle scissure. Questa organizzazione gli fornisce il fluido in cui nuotare.
Tuttavia, riflette, in certe aree il fluido scarseggia ed egli si domanda che cosa accadrebbe se la membrana aracnoidea si stringesse su di lui mentre è in uno di que- sti spazi. Lo spazio si ridurrebbe e forse lui non riuscirebbe a raggiungere tutto quel fluido intorno all’ esterno del cervello o il fluido all’esterno della colonna vertebrale. Potrebbe spostarsi nel midollo se rimanes- se bloccato dentro il forame magno? Che cosa dovrebbe succedere per provocare una situazione del genere?
Egli intuisce che se l’occipite e le ossa temporali non funzionassero a dovere il tentorio del cervelletto si potrebbe bloccare e verrebbe modificata la forma della cavità cranica posteriore; anche la forma della fossa giugulare verrebbe modificata. Questi cambiamenti avrebbero effetto sul flusso del sangue venoso che fluisce e defluisce dai forami giugulari? Se il deflusso del sangue venoso dal cranio fosse limitato, ti sentiresti bene? Avresti l’emicrania? Quali eventi dovrebbero verificarsi per creare una tensione nei rapporti tra occipite e ossa temporali?
In seguito il pesciolino girovaga all’esterno degli emisferi cerebrali e nella zona subaracnoidea dove viene diffuso il fluido cerebrospinale, sotto la membrana aracnoidea e all’esterno della pia madre. Egli nota che la pia madre aderisce stretta- mente alla superficie del canale durale che trasporta il sangue arterioso. La membrana aracnoidea circonda le sommità dei sol- chi e delle scissure. Questa organizzazione gli fornisce il fluido in cui nuotare.
Tuttavia, riflette, in certe aree il fluido scarseggia ed egli si domanda che cosa accadrebbe se la membrana aracnoidea si stringesse su di lui mentre è in uno di que- sti spazi. Lo spazio si ridurrebbe e forse lui non riuscirebbe a raggiungere tutto quel fluido intorno all’ esterno del cervello o il fluido all’esterno della colonna vertebrale. Potrebbe spostarsi nel midollo se rimanes- se bloccato dentro il forame magno? Che cosa dovrebbe succedere per provocare una situazione del genere?
Egli intuisce che se l’occipite e le ossa temporali non funzionassero a dovere il tentorio del cervelletto si potrebbe bloccare e verrebbe modificata la forma della cavità cranica posteriore; anche la forma della fossa giugulare verrebbe modificata. Questi cambiamenti avrebbero effetto sul flusso del sangue venoso che fluisce e defluisce dai forami giugulari? Se il deflusso del sangue venoso dal cranio fosse limitato, ti sentiresti bene? Avresti l’emicrania? Quali eventi dovrebbero verificarsi per creare una tensione nei rapporti tra occipite e ossa temporali?
Supponiamo che qualcuno venga colpito sulla testa. La botta si ripercuoterebbe
sul fluido che è davanti e intorno al corpo
della pituitaria? Sembra che intorno alla
parte esterna del cervello ci siano molti
spazi dove il fluido non verrebbe disturbato. E se la testa si deformasse in un piegamento\rotazione laterale in modo tale che
una cavità di fluido diventasse più piccola
e la corrispondente sull’altro lato diventasse più grande? Ci sarebbe più fluido dove
lo spazio è maggiore e meno fluido dove lo
spazio è minore? Si potrebbe rimediare a
una situazione del genere?
Questo viaggio è durato abbastanza. Il pesciolino è stato tutto il tempo all’interno del cranio aggirandosi all’interno e all'esterno del cervello umano in movimento.
Ciò che ha visto lo farà riflettere a lungo........
Questo viaggio è durato abbastanza. Il pesciolino è stato tutto il tempo all’interno del cranio aggirandosi all’interno e all'esterno del cervello umano in movimento.
Ciò che ha visto lo farà riflettere a lungo........
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