Margherita Tosi
(Centro Eva Reich, Milano)
Emilio Del Giudice (IIB, Neuss)
Sommario
Da molto tempo la pratica clinica , sia medica che psicologica,
ha rilevato l’importanza essenziale dei piccoli stimoli, piuttosto che degli
stimoli grandi, per rafforzare la capacità di autoregolazione e autoriparazione
dell’organismo vivente. In questo scritto esaminiamo in particolare la tecnica
del massaggio dolce di Eva Reich e alcuni approcci nati nell’ambito
dell’osteopatia. Emerge da questo esame il ruolo preminente giocato da quella
variabile fisica chiamata “fase”, che nel gergo dei fisici corrisponde al ritmo
di oscillazione, rispetto allo scambio di energia, generalmente ritenuto
l’elemento fondamentale della dinamica del vivente. Le conseguenze profonde di
questo cambiamento di punto di vista sono discusse alla luce dei principi della
fisica quantistica.
Sez.1
Introduzione
La relazione tra lo stimolo ricevuto da un organismo vivente e
la conseguente risposta è un elemento fondamentale per la comprensione della
dinamica profonda di un organismo. Le terapie convenzionali, sia mediche che
psicologiche, si fondano, anche se in modo non sempre consapevole,
sull’opinione che la risposta di un organismo vivente sia proporzionale allo
stimolo ricevuto. Questo fatto è visibile ad esempio nella attitudine della
medicina convenzionale a proposito dell’azione dei campi elettromagnetici sugli
organismi viventi. Questa azione è considerata trascurabile poiché l’intensità
di questi campi è comunemente al di sotto di certi livelli minimi. Allo stesso
modo perché gli psicologi comportamentisti trascurano l’importanza dei
sentimenti sottili? In un notevole numero di approcci al lavoro sul corpo
esiste la prassi di, come si suole dire, “darci dentro”, cioè di costringere il
corpo, in particolare il suo apparato muscolare, ad un duro lavoro, considerato
“conditio sine qua non” per ottenere un risultato.
Esistono, al contrario, nella storia delle terapie, importanti
tendenze
che attribuiscono un ruolo decisivo, per la riorganizzazione di un
organismo, a stimoli lievissimi, laddove stimoli molto maggiori hanno
un’importanza minore o nulla. Citiamo ad esempio la terapia del tocco a
farfalla elaborata negli ultimi cinquant’anni da Eva Reich[1]e la così detta
biodinamica nata alla fine dell’ottocento dalla intuizione dei medici Still
[2], Sutherland[3]e Rollin Becker[4].
Nonostante l’apparenza “eretica” di queste tendenze esse si
trovano molto più in accordo con i pilastri della fisiologia classica di quanto
non siano le tendenze più diffuse della psicologia e medicina convenzionale. In
effetti intorno alla metà dell’ottocento la fisiologia classica fu in grado di
stabilire una relazione universale, valida per tutte le specie viventi, sia
animali che vegetali, tra stimolo e risposta. Si tratta della legge di Weber e
Fechner[5] la quale stabilisce la proporzionalità della risposta, non allo
stimolo ma al logaritmo dello stimolo. Per aiutare il lettore non esperto di
matematica, riportiamo in figura 1 il grafico della funzione log S/So.
Chiamiando R l’entità della risposta, S l’entità dello stimolo e C una costante
di proporzionalità si ha R=C logS/So dove So è un valore particolare dello
stimolo per cui la risposta è nulla.
Fig.1 grafico della funzione Logaritmo
Il grafico riportato in figura 1 ci mostra che quando S è
maggiore di So la risposta è positiva, cioè rivolta verso l’esterno: se il mio
ginocchio è colpito da una martellata reagisco con un calcio. L’entità della risposta cresce molto
più lentamente dell’entità dello stimolo, cosa molto utile per la protezione
dell’organismo da stimoli troppo grandi. Tuttavia è stupefacente il risultato
dell’esame di ciò che accade quando lo stimolo S è più piccolo dello stimolo
soglia So, per il quale si ha risposta nulla. Quando lo stimolo è minore di So
l’entità della risposta cresce al diminuire di S, ma acquista il segno
negativo, cioè è una risposta non rivolta verso l’esterno, ma verso l’interno; in altre parole l’organismo agisce su
se stesso, si ristruttura, si riorganizza, tanto più quanto minore è l’entità
dello stimolo. Ecco dunque una base razionale per la formulazione del principio
del minimo stimolo: quanto minore è lo stimolo tanto maggiore è la potenzialità
dell’organismo di riformarsi e riorganizzarsi, ciò che è appunto il fine di
ogni terapia. Naturalmente il tipo di riorganizzazione dipende dalla natura
dello stimolo, cosa che va indagata caso per caso e costituisce lo scopo di
questo articolo, che è organizzato nel modo seguente. Nella sez.2 discuteremo come il principio del minimo stimolo
sia emerso all’interno del filo di pensiero iniziato da Wilhelm Reich e
continuato da sua figlia Eva. Nella sez. 3 faremo cenno ad altri approcci
incluso il metodo biodinamico [6] fondato anche esso sul principio del minimo
stimolo. Nella sez. 4 daremo le grandi linee di un approccio alla biologia
fondato sulla fisica quantistica capace di fornire una base razionale a questi
concetti mentre nella sez. 5 trarremo alcune conclusioni.
Sez. 2
L’approccio psicodinamico: Wilhelm e Eva Reich.
L’inizio del ‘900 vede una grande rivoluzione scientifica
iniziata con il lavoro di Sigmund Freud, in cui si cerca di comprendere le
leggi dell’inconscio profondo, cioè di quell’ambito oscuro dell’organismo
chiamato da Freud Es che da origine alle pulsioni, alle emozioni, ai sogni e
che costituisce una struttura permanente, il carattere, che governa l’insieme
dei comportamenti di un soggetto [7], [8]. Da dove emerge l’inconscio di un
individuo e la sua personalità? Convinto dell’intrinseca unitarietà della
realtà, Freud pensava , con ottime ragioni, che l’Es dovesse emergere in ultima analisi dal mondo degli
atomi e delle molecole, usualmente riservato alla competenza dei fisici.
Tuttavia Freud pensava con ottime ragioni che la fisica del suo tempo fosse
incapace di comprendere l’emergenza della sfera emotiva dalla struttura
molecolare del corpo. Ogni incursione di questa fisica inadeguata del suo tempo
all’interno della nascente scienza psicodinamica avrebbe comportato la
soppressione delle intuizioni più profonde e geniali della rivoluzione in corso
a vantaggio di un becero comportamentismo meccanicista. Il problema non era
infatti quello di giustificare le scoperte della nuova psicodinamica con una
scienza fisica vista come una sacra scrittura incapace di progresso. Il
problema era invece l’opposto: sarebbe venuto il giorno in cui la fisica
sarebbe progredita fino al punto di essere in grado di comprendere il mondo
della psicodinamica? Non quindi il mondo della psicodinamica sarebbe dovuto
andare a lezione dai fisici ma piuttosto i fisici avrebbero dovuto apprendere
dalla rivoluzione nata con Freud dove erano i limiti della propria comprensione
presente del reale che impedivano di comprendere come la materia a un certo
grado del suo sviluppo facesse emergere una psiche. Freud era profondamente
ancorato al mondo accademico per cui si rifiutò di affrontare questa impresa,
troppo al di sopra delle possibilità della sua epoca e, nonostante i suoi
dialoghi con Einstein sulla natura della guerra [9] , consigliò ai suoi seguaci
di ignorare la fisica. La saggezza di questo consiglio può essere meglio
compresa se si considera il destino di quelle correnti di psicologia o terapia
non convenzionale che, alla ricerca di un riconoscimento accademico e/o
istituzionale, hanno “cercato il
dialogo” con la scienza fisica, chimica e biologica convenzionale fondata, come
vedremo nella sezione 4, su una visione della materia come mero aggregato di
atomi indipendenti. In questi casi gli indirizzi terapeutici che erano nati da
intuizioni relative al funzionamento olistico degli individui, cioè non
riconducibili ad un insieme di eventi molecolari indipendenti, non hanno visto riconosciute dalla
scienza convenzionale la loro originalità e fecondità e hanno dovuto
accontentarsi di un ruolo subalterno come ausiliari del mondo istituzionale,
diventando medicine complementari della medicina istituzionale, riconosciuta
come l’unica proprietaria della verità: extra institutionem nulla salus.
Seguendo questa strada di subordinazione il potenziale creativo della
rivoluzione psicodinamica sarebbe sparito completamente, seguendo il percorso
di altre rivoluzioni del ‘900.Questo era appunto il giusto timore di Freud .
Per fortuna esiste
nel mondo anche chi non si sottrae a compiti superiori alle proprie forze e
così facendo “dischiude all’avvenir novella via”. Vi fu un fisico teorico,
Wolfgang Pauli, uno dei fondatori della moderna fisica quantistica, che accettò
un dialogo alla pari con il mondo della psicodinamica, impersonato nel caso
specifico da Carl Gustav Jung [10]. Come si dirà nella sezione 4 la fisica
quantistica concepisce la realtà fisica non come un mero aggregato di atomi ma
aggiunge ad essi una rete di relazioni non necessariamente localizzabili nello
spazio e nel tempo il cui insieme costituisce il vuoto quantistico. Il vuoto è
una base non separabile in entità localizzabili che interagisce con tutti gli
oggetti localizzabili nello spazio e nel tempo. Esso consente un comportamento
olistico della materia poiché può mettere in fase i movimenti di corpi
separati, in accordo con l’affermazione di Blaise Pascal: “il tutto è superiore
alla somma delle parti”.
Nel dialogo tra Pauli e Jung emersero alcune suggestioni che sono rimaste come semi di
sviluppi futuri. Una prima suggestione è che il mondo della psiche, che non può
incarnarsi in nessun particolare corpo materiale, possa invece essere l’insieme
delle relazioni risonanti stabilite attraverso il vuoto quantistico tra le varie
parti dell’organismo, assicurandone un comportamento unitario; la psiche
diventa perciò il modo di essere della materia organismica. Queste relazioni
risonanti non richiedono un flusso di energia, quanto piuttosto, in accordo con
l’intuizione di Prigogine [ 11], una concentrazione dell’energia interna già
presente nell’organismo implicante una diminuzione della sua entropia. Il
movimento dell’organismo non è quindi prevalentemente un movimento dall’esterno
che richiede un consistente apporto di energia quanto piuttosto un movimento
dall’interno fondato sulla riorganizzazione dell’energia interna e messo in
moto da stimoli di tipo informativo. La base razionale del principio del minimo
stimolo comincia perciò a delinearsi. Su questo filo di pensiero è utile citare
il lavoro di un pioniere pressoché sconosciuto, Ervin Bauer [12], biologo nato
in Ungheria durante l’impero austroungarico, educato in Germania alla scuola
vitalistica di Driesch [13] , emigrato nella Russia sovietica in quanto
coinvolto nella Repubblica Sovietica ungherese del 1919 e infine sparito nelle
prigioni staliniane nel 1937. Egli scrisse nel 1935 un trattato di biologia
teorica, sparito con lui e ritrovato negli anni ’80 in cui cercava di definire
le leggi di un organismo vivente e poneva come punto centrale proprio
l’intuizione discussa in precedenza.
Una seconda e più
profonda suggestione ha a che fare con la natura extratemporale del vuoto
quantistico, capace di connettere eventi localizzati in luoghi e tempi diversi.
Jung intuì che questo risultato della fisica quantistica desse luogo a una
fenomenologia differente da quella basata su eventi localizzabili nello spazio
e nel tempo legati dal principio di causalità [14]. In quest’altra dinamica
invece si instaura un processo collettivo implicante eventi localizzati in
luoghi e tempi diversi, che diventano perciò eventi sincronici. Si apre una
prospettiva affascinante che consente di trovare una base razionale a molte
intuizioni prodotte dal mondo della psicodinamica, dalla psicogenealogia di
Anne Ancelin Schϋtzenberger [15] alle costellazioni familiari di Bert Hellinger
[16]. In tutte queste tendenze si osserva in modi diversi la “presenza”, all’interno della dinamica psichica di
persone viventi qui e ora, di
esperienze psichiche avvenute in epoche diverse. Discuteremo questo punto in
esteso più avanti alla luce dei risultati della fisica quantistica.
Il tema delle basi fisiche della dinamica dell’Es fu ripreso con
maggior vigore da Wilhelm Reich, il cui processo di comprensione attraversò tre
fasi. In una prima fase che copre gli anni ’20 e gli inizi degli anni ’30, i
cui esiti sono sintetizzati nell’opera “L’analisi del carattere” [17], egli si
muove sul terreno tracciato da Freud, di cui era uno dei principali assistenti.
In questa fase egli si concentrò sugli aspetti dinamici e funzionali delle
strutture caratteriali, su come le strutture psichiche dessero luogo a
corrispondenti strutture somatiche, il cui insieme veniva a costituire la
“corazza caratteriale”. La correlazione tra strutture fisiche e psichiche
divenne il centro dell’indagine reichiana e suggerì la strada alternativa di
intervenire sulle strutture psichiche anche attraverso un intervento sulle
strutture fisiche. Questa prospettiva fu perseguita nel secondo periodo
reichiano che copre gli anni ‘30 e che portò alla elaborazione della così detta
vegeto terapia [18] . La vegetoterapia riconosce che l’organismo vivente è caratterizzato
fondamentalmente da una “pulsazione” originata dal ritmo respiratorio
dell’intero organismo. Questa pulsazione dà ad esso la sua unità e la sua
armonia; il disturbo psichico corrispondente alla nevrosi nasce da una
alterazione della pulsazione in cui la fase di inspirazione, che corrisponde al
processo di carica energetica, assume un ruolo dominante rispetto alla fase
espiratoria, che corrisponde alla scarica energetica, alla quale è associata la
possibilità di provare piacere. In accordo con le concezioni di Freud la
nevrosi è vista come conseguenza della soppressione del piacere, ma Reich va
oltre poiché comincia ad indagare le modalità fisiche con cui questo processo
avviene. L’approfondimento della dinamica di questo processo segna il terzo
periodo della ricerca reichiana che va dalla fine degli anni ’30 alla sua morte
nel 1957. In questo periodo Reich cerca la base organica della pulsazione del
vivente e la riconduce ad una particolare forma di energia da lui definita
orgone [19], [20] . All’interno del pensiero di Reich resta ancora oscuro se
l’orgone sia una forma di energia, da porre accanto alle altre, come l’energia
gravitazionale e quella elettromagnetica oppure sia, come vedremo nella sezione
4, un modo di essere della energia
di interazione elettromagnetica tra i componenti dell’organismo, quando questi
riescono a sintonizzare le loro oscillazioni individuali. A parte questo
problema Reich investigò in profondità la dinamica dell’orgone nell’organismo
malato e in questo ambito fu capace di ricondurre la malattia fisica del cancro
alla deformazione energetica prodotta dal blocco del principio del piacere
[20].
Mentre la vegetoterapia era fondata sul tentativo di allentare
la corazza caratteriale attraverso
l’esecuzione di esercizi fisici implicanti lo scambio di significative quantità
di energia ( questo approccio è
stata la principale fonte di ispirazione della bioenergetica di Alexander Lowen
[21) , nella fase dell’orgone comincia a farsi strada l’idea che l’oscillazione
organismica possa essere un fenomeno di tipo risonante;in esso non è
importante l’intensità dell’apporto energetico quanto invece la coincidenza tra
la frequenza di oscillazione dello stimolo e la frequenza propria di
oscillazione dell’organismo. Quando questa coincidenza si verifica, e si
stabilisce conseguentemente una
relazione di risonanza, l’oscillazione propria dell’organismo si autoamplifica, diventa dominante
rispetto alle oscillazioni spurie che ne perturbano la dinamica e alla fine le
rimuovono.
Questo avviene tanto piu’ facilmente quanto più piccola è
l’entità dello stimolo, al di sotto del limite a cui entrano in gioco i
meccanismi di allarme dell’organismo che danno luogo alla comparsa dello stress
e dei conseguenti blocchi energetici. Invece nel caso di forti stimoli, come
quelli connessi con la pratica della vegetoterapia e della bioenergetica,
esiste sempre la possibilità che scattino i meccanismi di allarme
dell’organismo, si produca stress e nuovi blocchi energetici prendano il posto
dei vecchi. Diventa quindi possibile che i processi energetici ipoteticamente
“liberatori” che appaiono in queste pratiche possano essere soltanto modalità
di difesa della corazza caratteriale di fronte agli stimoli. La scoperta del
principio del minimo stimolo, dovuta principalmente ad Eva Reich, figlia di
Wilhelm, segna perciò un salto in avanti fondamentale nella psicodinamica.
SEZ 3 Il minimo stimolo nelle
terapie corporee.
A partire dalla seconda metà dell’ ‘800 e fino ad oggi un gran numero di approcci terapeutici è
nato e si è sviluppato al di fuori della medicina e psicoterapia convenzionali,
istituzionali. Le terapie istituzionali si fondano sulla scoperta dei
“sintomi”, cioè delle deviazioni sia fisiche che psichiche dell’organismo da
uno “stato di sanità” definito sulla base della statistica degli organismi
“presunti” non malati , e sulla
loro conseguente repressione mediante l’uso di appropriate sostanze chimiche
(farmaci) oppure di appropriati interventi psicologici.
Gli approcci
terapeutici alternativi,
benché molto diversi tra di loro , convergono prevalentemente sul
riconoscimento che l’organismo vivente
abbia ricevuto dalla natura una capacità di autoriparazione, la cui
entità dipende strettamente dalla possibilità dell’organismo di seguire il
ritmo di una propria pulsazione naturale (in questo quadro l’approccio di Reich
converge pienamente con quello di
queste altre terapie).
L’organismo soffre
e quindi “si ammala”, quando la capacità di autoriparazione è ostacolata
da una qualche perturbazione che colpisce la pulsazione naturale e la sua
capacità di adattarsi ai mutamenti richiesti dall’ambiente; la malattia è quindi sempre una difficoltà di
dialogo tra l’organismo e il suo ambiente, cioè l’insieme di altri organismi e oggetti con cui esso è
in relazione. Per superare questa difficoltà l’organismo viene messo in
contatto con altre pulsazioni naturali presenti nell’ambiente. Queste sono
scelte tra quelle che fanno normalmente parte del processo complesso che è alla
base della formazione della
pulsazione naturale di quell’organismo e che d’altra parte non appartengano al
novero delle influenze disturbanti alla base del conflitto all’origine della
patologia. In tal modo la pulsazione naturale riesce a ricostituirsi sulla base
del rafforzamento delle sue parti sane . Le varie proposte terapeutiche differiscono tra loro per
la scelta del particolare ritmo naturale da far intervenire in aiuto. Si può
adoperare ad esempio il ritmo
musicale che l’organismo riconosce come ”bello” (musicoterapia). Il giudizio di bellezza è connesso con la
sensazione di piacere interiore che l’organismo riceve dall’ascolto di quella
musica. Questa sensazione di piacere è, in accordo con Reich, il segno che
l’organismo è di nuovo mosso dalla sua pulsazione naturale e quindi la sua
capacità di autoriparazione è di nuovo all’opera. E’ ben noto che la
musicoterapia così come le altre forme di arte terapia producono effetti
positivi in tutti i trattamenti terapeutici. Il loro effetto terapeutico è
tanto più grande quanto maggiore è la partecipazione emotiva dell’organismo
coinvolto. Questo coinvolgimento è rafforzato dalla partecipazione attiva del soggetto allo stimolo
musicale, come avviene quando la musica non è mera fruizione, ma diventa canto
e danza. E’ ovvio che l’effetto è tanto più grande quanto maggiore è la durata
dell’esperienza. Nel caso però di malattie molto gravi, come le malattie
degenerative, quella che si perde è proprio la capacità di provare piacere e
l’organismo, che ha certamente
avuto una qualche ragione per ammalarsi, difende la sua “scelta” di malattia
opponendosi alla rinascita della capacità di autoregolazione. Reich aveva
appunto sottolineato che l’elemento decisivo di ogni terapia è il trattamento
delle resistenze. Ed è appunto qui che il principio del minimo stimolo gioca un
ruolo essenziale [22].
Siccome si può presumere che la causa patogena sia meno
organizzata dell’intero organismo essa può rispondere solo a stimoli aventi una
intensità non infinitesima. Esiste perciò un intervallo d’intensità dello
stimolo, al di sotto di una soglia critica, percepibile unicamente dalla parte
sana dell’organismo, per così dire dalla sua “forza vitale”, ed invece non
percepibile dalla causa patogena.
Questo stimolo minimo deve naturalmente avere una pulsazione
intrinseca capace di risuonare con la pulsazione dell’organismo in condizioni
di sanità. La sua azione determina
la crescita per risonanza della capacità di autoriparazione
dell’organismo, facendo avvenire tutto ciò all’insaputa della causa patogena
che vede ad un certo punto franare il terreno sotto i piedi. Quanto ora esposto
appare come una fantasia ma ad un attento esame si rivela consistente con un
certo numero di pratiche terapeutiche, incluso il tocco di Eva Reich [1]. Prendiamo ad esempio l’approccio
biodinamico [6] fondato da Rollin Becker [4] nell’ambito dell’osteopatia
fondata da Still [2]. Still costruisce il suo metodo a cavallo tra l’800 e il
‘900 su base puramente empirica; egli dichiara di aver preso ispirazione
soltanto dall’esperienza e da Dio (per lui l’osteopatia è sacra perché cura con
tutta la natura).
Rollin Becker, invece,
e il suo maestro W. Sutherland [3] si riferiscono esplicitamente a
correnti del pensiero scientifico; in particolare Becker cita esplicitamente la
fisica quantistica come fonte d’ispirazione. Riprenderemo questo punto nella
sez 4.
In questo approccio il soggetto sofferente è esposto per un
tempo adeguato ad una pluralità di stimoli provenienti sia dall’ambiente
naturale (luci, suoni, forme..) sia dal corpo del terapeuta medesimo che si
suppone essere meno sofferente del paziente. Il terapeuta si pone in posizione di ascolto rispetto al
paziente, diventa cioè capace di sentire nel proprio corpo, attraverso le
proprie pulsazioni, il ritmo di oscillazione del paziente. Può quindi in primo
luogo scoprire quali siano le parti del paziente la cui pulsazione è disturbata
o irregolare, può cioè fare una diagnosi. Ma questa non è la cosa più
importante; la cosa più importante è che il contatto prolungato tra la
pulsazione presumibilmente sana del terapista e la pulsazione disturbata del
paziente può, nel lungo periodo, rafforzare la capacità di autoriparazione di
quest’ultimo. E’ evidente tuttavia l’esistenza di una relazione inversa che
produce per il terapeuta il pericolo di ammalarsi, a meno che egli non difenda
la propria sanità con una prolungata interazione risonante con le pulsazioni
naturali dell’ambiente. Questa interazione risonante di minimo stimolo si
riscontra anche in altre pratiche terapeutiche come ad esempio la scansione dei
colori [23], [24] oppure l’hado-shiatsu [25], [26] ; in quest’ultima tecnica
l’operatore riceve dal contatto con il paziente l’indicazione di quali siano i
meridiani bisognosi di trattamento.
Il tocco di Eva Reich fa parte di quest’insieme di pratiche
terapeutiche in cui il contatto risonante tra pulsazioni avviene per via
tattile. Il tocco non è un mezzo per applicare forza o trasmettere energia,
come nella pratica del Rolfing, ma l’entità minima indispensabile per
trasmettere pulsazioni da un corpo a un altro; non si trasmette energia, ma si
trasmette ritmo di oscillazione, proprio come fa un direttore d’orchestra con i
suoi orchestrali. Allo stesso modo con cui un direttore d’orchestra
trasforma un rumore caotico in una sinfonia, il respiro calmo e regolare della
mamma trasforma il pianto disperato del suo bambino in un ritmo tranquillo e
pacificato.
Sez 4
L’organismo vivente alla luce della fisica quantistica.
L’esperienza ha riconosciuto finora due tipi di movimento degli
oggetti: 1) il movimento generato da una causa esterna, che si manifesta come
forza e richiede un flusso esterno di energia e/o impulso, 2) il movimento
proveniente dall’interno dell’oggetto medesimo o automovimento, movimento
spontaneo.
Illustriamo questi due movimenti con un esempio. Prendiamo
un’automobile nel cui serbatoio siano rimasti pochi decilitri di carburante e un
gatto affamato e digiuno da vari giorni. Mentre il gatto affamato impiega le
ultime “gocce” di energia rimaste per cercare cibo nell’ambiente, l’automobile
non è in grado di utilizzare le ultime gocce di carburante rimaste nel
serbatoio per andare alla ricerca del più vicino distributore; essa può raggiungere il distributore
soltanto se viene spinta o trainata da un soggetto esterno. Questa è la
differenza tra lo stato inerte e lo stato vivente della materia.
La fisica classica
fondata da Galileo e Newton nel ‘600 si è concentrata sulla descrizione del
solo stato inerte della materia. Attraverso la formulazione del principio
d’inerzia essa concepisce anzi l’intera materia come inerte, marcando una forte
differenza con le correnti magiche del pensiero rinascimentale che ebbero la
formulazione più consapevole in Giordano Bruno [27]. La fisica quantistica,
nata all’inizio del ‘900, ristabilisce la possibilità del contatto col pensiero
del Rinascimento e anche con la tradizione Romantica, che aveva ripreso i temi
dell’automovimento (“e vado e vengo e intesso la veste vivente di Dio” dal Faust di Goethe).
La tradizione vitalistica della biologia, particolarmente
presente nella Germania dell’800 [13] , deve la sua nascita alla tradizione del
Romanticismo. La tradizione vitalistica ha cercato di mettere al centro
dell’attenzione l’automovimento come caratteristica dell’essere vivente. Ma
essa incontrò sulla sua strada il muro rappresentato dall’influenza del
pensiero della fisica classica nel mondo della biologia. Basti ricordare a tal
proposito l’importanza di figure come Von Helmholtz, principale esponente della
scuola medica di Berlino, oppure la figura dei “cacciatori di microbi” come
Robert Koch. Freud cerca di mettere al riparo la sua nascente scuola proprio
dall’influenza di questa corrente fisicalista della biologia.
Torniamo alla fisica quantistica [28] , [29], [30]. Essa
riconosce il ruolo essenziale giocato dalle fluttuazioni spontanee di tutti gli
oggetti fisici che non possono non fluttuare. Mentre la natura degli antichi era caratterizzata dall’
horror vacui, la natura della fisica quantistica è caratterizzata dall’ horror
quietis.
Ogni oggetto è caratterizzato sia da fluttuazioni indotte
dall’esterno mediante apporti di energia sia da fluttuazioni spontanee. Si
definisce stato fondamentale di quell’oggetto, ovvero nel gergo dei fisici
”vuoto”, lo stato di minima energia dell’oggetto. Il vuoto è quindi l’insieme
delle fluttuazioni spontanee dell’oggetto. Queste fluttuazioni spontanee
impediscono di rendere “chiuso” l’oggetto, poiché esso comunica con l’ambiente
proprio attraverso queste fluttuazioni. Un esame approfondito, che richiede
l’uso del formalismo matematico della Teoria Quantistica dei Campi, mostra che
le fluttuazioni del ritmo di oscillazione dei corpi, che nel gergo dei fisici è
denominato “fase”, si diffondono nell’ambiente in forma di potenziali di
particolari campi, denominati nella teoria “campi di gauge”; l’esempio più
semplice è il campo elettromagnetico che è il campo che governa le interazioni
tra atomi e molecole. La fase, a differenza della energia, può viaggiare a
velocità maggiori della velocità della luce. Questo fatto produce una
violazione della causalità nel senso di Einstein. Pertanto le interazioni
fondate sulla trasmissione di energia obbediscono al principio di causalità
(nessun effetto anteriore all’arrivo della causa) mentre le interazioni fondate
sulla trasmissione della fase, in quanto mediate da un messaggero che può muoversi
anche a velocità infinita o addirittura andare indietro nel tempo, non seguono
il principio di causalità e possono connettere soggetti posti in luoghi e tempi
diversi. Di qui la base razionale per comprendere l’origine dei fenomeni
sincronici intuiti da Jung.
Si aprono a questo punto due possibilità. La prima possibilità
si ha quando le fluttuazioni dei corpi e del vuoto restano reciprocamente non
sintonizzate dando luogo ad una grande indeterminazione del ritmo di
oscillazione complessivo. In questo caso i corpi mantengono la loro
individualità, per cui resta possibile determinare con accuratezza la loro
struttura atomica; l’oscillazione spontanea non gioca in questo caso un ruolo
centrale e la dinamica complessiva, come nella fisica classica, resta consegnata
alla dinamica delle forze e delle energie esterne. L’automovimento svanisce e
resta il movimento dall’esterno di corpi da considerare quindi inerti. Questo è
il mondo descritto dalla biologia molecolare convenzionale, alla base della
medicina istituzionale.
Ma esiste una seconda possibilità. In opportune condizioni,
chiarite dalla analisi fisica, le fluttuazioni della materia e del vuoto si
possono sintonizzare, mettere in fase, entrare in una danza collettiva che
richiama l’orgasmo della intuizione reichiana. I fisici chiamano “coerente”
questo stato della materia. In questo stato è invece il numero dei componenti a
restare indeterminato mentre il ritmo di oscillazione acquista una definizione
sempre più precisa. Questo risultato è l’espressione di un principio di
indeterminazione, valido in fisica quantistica, che afferma che le incertezze
del numero di componenti di un sistema fisico e della sua fase sono
inversamente proporzionali. E’ evidente che per diminuire al massimo
l’incertezza del ritmo di oscillazione di un sistema fisico, e quindi renderlo
più coerente, è necessario ampliare il più possibile l’incertezza del numero
dei partecipanti alla danza collettiva. Bisogna perciò evitare di chiudere il
sistema, cosa che renderebbe costante il numero dei componenti, bisogna al
contrario aprirlo il più possibile all’esterno aumentando a dismisura il numero
dei potenziali partecipanti alla danza collettiva. E qui sorge il problema
centrale.
Per partecipare alla danza collettiva bisogna che i ritmi di oscillazione
degli aspiranti partecipanti, in gergo fisico le loro frequenze, debbano essere
uguali. Però l’uguaglianza assoluta non esiste in natura; la probabilità che
due frequenze siano assolutamente uguali, e non invece poco diverse, è zero.
Come possono fare allora questi oggetti a risuonare? Nella loro solitudine non
potrebbero mai farlo, occorre un ambiente amico, un ambiente ricco di
fluttuazioni di bassissima frequenza, di un rumore diffuso che consenta ai due
oggetti fisici, aspiranti ad entrare in risonanza, o, per dirla con Reich, ad
entrare in orgasmo, di rubare all’ambiente quella oscillazione piccolissima che
colma appunto la differenza e rende uguali le frequenze di oscillazione dei
partner.
Per facilitare il raggiungimento della condizione di risonanza
tra i componenti, un gran numero di piccole oscillazioni è molto più utile di
un’unica oscillazione di pari entità complessiva. Questo meccanismo fisico è
stato discusso recentemente nell’ambito della fisica del laser da A.Beige, P.
Knight e G.Vitiello [31] . L’instaurazione della coerenza in un sistema fisico
apre la possibilità del suo auto movimento. Un sistema coerente è infatti
capace di concentrare la sua energia dall’insieme di tutti i suoi gradi di
libertà su un piccolo numero di essi. In tal modo l’energia non vede più la sua
direzionalità diluita in mezzo al gran numero di possibilità connesse al gran
numero di gradi di libertà, ma acquista la direzionalità proprio attraverso
l’eliminazione della agitazione “inutile” delle sue molecole. Quando l’energia
è dispersa su un gran numero di gradi di libertà, la variabile chiamata dai
fisici entropia ha un valore molto grande, che però diminuisce quando l’energia
si concentra su pochi gradi di libertà. L’energia ad alto contenuto entropico
può produrre poco lavoro esterno; abbassando l’entropia il sistema fisico
acquista la capacità di compiere lavoro esterno, purchè ovviamente sia un
sistema aperto all’ambiente. Per un sistema fisico acquistare coerenza equivale
ad acquistare capacità di auto movimento.
Discutiamo ora la rilevanza dei principi introdotti sulla dinamica degli
organismi viventi [32] . Un organismo vivente è caratterizzato dall’essere
coerente in modo variabile con il tempo, nel senso che le sue frequenze di
oscillazione variano nel tempo, proprio come le note di una musica, le lettere
di una parola, le parole di un discorso. Si può dire che proprio l’insieme
delle frequenze di oscillazione di un organismo, considerato nella sua
globalità, costituiscano il modo d’essere di quell’organismo, la sua
individualità specifica. Si può a questo punto azzardare l’ipotesi che sia
proprio quest’insieme di oscillazioni coerenti, variabili con il tempo, la base
fisica della psiche di quell’organismo, in particolare del suo Es? Si può
inoltre avanzare l’ipotesi che l’orgone di Wilhelm Reich sia proprio la forma
assunta dal’energia dell’organismo nelle condizioni della coerenza? In tal caso
la scomparsa dell’orgone diventa la conseguenza della perdita della coerenza
dell’organismo, con la conseguente perdita dell’automovimento e il conseguente
ritorno allo stato di materia inerte.
Se perciò la conservazione
dell’orgone implica il mantenimento della condizione di risonanza
dobbiamo richiedere, alla luce di quanto discusso in precedenza, che l’ambiente
circostante sia ricco di un gran numero di piccoli stimoli piuttosto che di un
piccolo numero di grandi stimoli. Possiamo perciò comprendere meglio il
percorso intellettuale di Eva Reich che fu capace di riconoscere che la
dinamica dell’orgone scoperta da suo padre poteva svolgersi in modo ottimale
soltanto nel quadro di un ambiente governato da minimi stimoli, come richiesto
dal principio classico di Weber e Fechner.
Negli ultimi decenni è stato riconosciuto il ruolo centrale
dell’acqua ( che costituisce il
70% della massa e il 99% delle molecole di un organismo umano) nella dinamica del vivente e si è
osservato come la dinamica dell’acqua liquida presenti caratteristiche analoghe
a quelle postulate per l’orgone [32] , [33] , fornendo quindi alla finora misteriosa nozione di orgone una
chiara base fisica.
Sez5
Conclusioni
La connessione del principio del minimo stimolo con le dinamiche
della fisica quantistica e in particolare con l’esistenza del vuoto consentono
di trovare una base razionale alle terapie non convenzionali discusse
all’inizio di questo articolo. Infatti la capacità di autoregolazione e
autoriparazione dell’organismo fa parte della sua capacità di auto movimento,
che abbiamo visto essere governata dall’esistenza di un regime coerente. L’esistenza
di un regime coerente, d’altra parte, come risulta evidente dalla fisica del
laser, è resa possibile dall’esistenza di un ampio “reservoir” di piccole
oscillazioni esterne capaci di oliare, di lubrificare l’accesso alla condizione
di risonanza. Una delle risonanze importanti nel processo terapeutico è quella
tra l’organismo del terapeuta e l’organismo del paziente; risonanza non
soltanto mentale ma anche corporea. Attraverso la comune connessione con il
corpo del terapeuta, ipoteticamente capace di autoregolazione , le parti
energeticamente dissonanti del corpo del paziente possono essere aiutate a
riacquistare una coerenza. Allo stesso modo un aiuto è fornito dall’esistenza
di un vasto serbatoio di oscillazioni luminose, acustiche, meccaniche (movimenti
leggeri e quindi il tocco), mentali (e quindi la parola) e così via.
Analizziamo in particolare la dinamica indotta dall’uso della
parola. La parola , essendo ambigua, si rivolge contemporaneamente sia all’Io
che al’Es, sia al pensiero primario che al pensiero secondario. Se la parola
resta nell’ambito del razionale, lo scambio, per quanto profondo e illuminante,
coinvolge soltanto l’Io. Se invece la parola mantiene l’ambiguità originale,
come ad esempio nella poesia o nella metafora, penetra nel profondo e può
portare ad intuizioni di guarigione, fondate sulla risonanza tra Io ed
inconscio.
Infine bisogna
mettere in rilievo la possibilità di risonanze tra eventi lontani nello spazio
e nel tempo. Possiamo quindi comprendere la profondità delle intuizioni e delle
osservazioni di Anne Ancelin Schϋtzenberger [15] sulla possibilità che eventi accaduti a secoli di
distanza abbiano effetti su
soggetti purchè essi conservino un legame emotivo con essi. Uno di questi
eventi importanti per la vita di un soggetto può essere proprio la sua
connessione emotiva risonante con una esperienza positiva avvenuta alla nascita
quale è il minimo stimolo del tocco leggero proposto da Eva Reich [1].
Attraverso questo tocco leggero (massaggio a farfalla) si stabilisce il ponte
risonante del nuovo nato con la madre e più in generale con la sua genealogia,
mediatrice del rapporto con l’intero genere umano [34].
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