lunedì 19 agosto 2013

RUOLO DELL’OSTEOPATIA NELLE MALATTIE AUTOIMMUNI




L’Osteopatia è una "medicina complementare" fondata su basi scientifiche alla fine dell’800 dal Dr. A. STILL negli Stati Uniti. Si fa spesso confusione sull’etimologia: dal greco Osteon (ossa) e Pathos (sofferenza) dall’inglese Path (sentiero, la via per). E’ una terapia manuale che si avvale degli strumenti diagnostici e condivide i fondamenti scientifici della medicina istituzionale.
L’Osteopatia vede l’individuo come un sistema integrato dove ogni "parte" collabora insieme alle altre per il benessere del corpo. L’osteopata, sulla base di una conoscenza approfondita del corpo umano e delle interazioni del sistema che lo compongono, esamina il paziente nella sua globalità cercando l’origine del problema.
Le tecniche osteopatiche hanno un approccio dolce in grado di alleviare il dolore causato da varie affezioni/patologie in pazienti di ogni età: dal neonato all’anziano, nello sportivo e nelle donne in gravidanza.
Mira al mantenimento e al ripristino dell’omeostasi corporea: una condizione di equilibrio che si realizza attraverso la cooperazione dei vari sistemi che costituiscono il nostro corpo. Il trattamento osteopatico considera le problematiche muscolo-scheletriche, le disfunzioni fasciali e viscerali, le problematiche intracraniche e quelle somato-emozionali integrate in un unico sistema.

I PRINCIPI OSTEOPATICI

1) DISFUNZIONE OSTEOPATICA: qualsiasi modificazione a carico della posizione o del movimento fisiologico delle strutture corporee (articolazioni, ossa, muscoli, fasce o visceri)
2) IL MOVIMENTO VISCERALE: ogni organo o viscere possiede un movimento fisiologico proprio che lo caratterizza suddivisibile in:
  • movimento indotto dal sistema nervoso somatico (mov. volontari somatici)
  • movimento indotto dal sistema nervoso autonomo (mov. involontari: cardiaco, diaframmatico, peristaltico)
  • movimento proprio della motilità viscerale (movimento embriogenetico)
3) IL MECCANISMO RESPIRATORIO PRIMARIO (MOVIMENTO CRANIO-SACRALE): il cranio compie un continuo micromovimento d’espansione e di retrazione, definito M.R.P. Ha inizio il 25° giorno di vita intrauterina, possiede un’ampiezza tra 12/14 micron e una frequenza tra 8 e 12 impulsi al minuto. Ha la funzione di assicurare la circolazione dei liquidi all’interno del cranio. Il cervello con le sue fasi cicliche d’espansione e retrazione spinge il liquido cefalorachidiano (LIQUOR) all’interno del sistema Craniosacrale (scatola cranica, canale spinale e sacro) dando luogo per gli osteopati al terzo sistema circolatorio
4) LA REGOLA DELL’ARTERIA E’ ASSOLUTA E UNIVERSALE: é fondamentale per qualsiasi tessuto del corpo che il flusso sanguigno e in particolare quello arterioso venga mantenuto nella sua integrità. Il sangue è il mezzo attraverso cui tutta una serie di fondamentali sostanze nutritizie e immunitarie arrivano a bersaglio.
5) LA FUNZIONE REGOLA LA STRUTTURA: tra la struttura del corpo umano e la sua funzione esiste una relazione diretta dove una influenza l’altra. Se avremo una lesione o una patologia di un organo o apparato sicuramente la sua funzione verrà condizionata. Un apparato o organo che funziona male, con il passare degli anni, modificherà la sua struttura.
6) L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI: una lesione in qualsiasi parte del nostro corpo avrà delle conseguenze su altri organi e/o apparati più o meno vicini. Esempio: una distorsione alla caviglia se non curata adeguatamente può dare problemi al ginocchio, anca, bacino o colonna. Un blocco diaframmatico potrà avere delle ripercussioni sulla giunzione gastro-esofagea, portando se cronicizza a problemi di reflusso.
7) LA PRIMARIETA’ NELLA PATOLOGIA: l'obiettivo per un osteopata è quello di capire qual è la causa di una disfunzione osteopatica. Nell’esempio semplificativo bisognerà lavorare la caviglia anche se il paziente si presenterà lamentando magari dolore alla lombare.
  1. IL CORPO SI ADATTA CREANDO NUOVE DISFUNZIONI: per capire qual è la disfunzione primaria bisogna sempre tener presente che il nostro corpo ha la capacità di adattarsi, modificando la postura piuttosto che la posizione o il movimento di un singolo osso, per non sentire dolore. Questo meccanismo di difesa provoca però altre disfunzioni. L’osteopata dovrà risalire, facendo il percorso a ritroso, alla disfunzione primaria.

LE MANIPOLAZIONI OSTEOPATICHE

Le manipolazioni in Osteopatia hanno lo scopo di ridonare il movimento fisiologico alle strutture anatomiche che lo hanno perso.
  • M. Osteoarticolari: consistono in sollecitazioni delle strutture articolari con le quali si cerca di neutralizzare i disturbi sensoriali delle afferenze dei recettori propriocettivi e nocicettivi di muscoli, tendini, legamenti e capsula articolare.
  • M. Fasciali: Analogamente alle precedenti, sottintendono gli stessi obiettivi però rivolgendosi prevalentemente al tessuto fasciale e alle aponeurosi.
  • M. Viscerali: (tecniche di mobilizzazione degli organi interni) Con esse si tenta di rieducare i recettori interocettivi e viscerocettivi e ridonare motilità e mobilità agli organi interni giacché tali caratteristiche sono indici di vitalità.
  • M. Craniosacrali: Si tratta di sollecitazioni dolci ma profonde delle articolazioni e suture craniche del sacro e del M.R.P. allo scopo di normalizzare il movimento nel tentativo di neutralizzare i disturbi sensoriali delle afferenze dei meccanocettori delle meningi.
APPLICAZIONI OSTEOPATICHE ALLE CONNETTIVITI E IN PARTICOLARE AL L.E.S.
PATOFISIOLOGIA

La cartilagine articolare non è vascolarizzata per cui la funzione di portare i nutrimenti è lasciata al liquido sinoviale. Il trasferimento di nutrimento, farmaci, immunocomplessi e altri prodotti di scarto nel liquido sinoviale dipende dalla diffusione. Per questo motivo è estremamente rilevante la permeabilità della membrana sinoviale. Da studi istologici la cartilagine è meglio preservata in quelle parti dell’articolazione dove la superficie articolare è soggetta a compressione intermittente. Questi tipi di contatti provocano una nutrizione locale della cartilagine ed una mobilizzazione degli immunocomplessi da quest’area.

SISTEMA ORTOSIMPATICO

Nelle articolazioni con connettivite il consumo di ossigeno è aumentato di venti volte rispetto a quello usato normalmente dalla membrana sinoviale. L’aumento dell’attività ortosimpatica compromette il flusso di sangue e quindi di ossigeno, di nutrimento e farmaci in quest’area. I tessuti in ipossia possono causare un rilascio di leucociti che si legano alle membrane basali. Questo ispessimento ulteriore diminuisce la diffusione dentro e fuori del liquido sinoviale dell’articolazione. Siccome la struttura e la funzione sono strettamente correlati e siccome la connettivite altera la struttura non mi sorprendo nel dire che la connettivite interviene nelle disfunzioni somatiche. Continui stimoli sensitivi al midollo da un’articolazione in disfunzione aumentano gli stimoli facilitati in questo segmento.
L’infiammazione di un’articolazione di un paziente con i segmenti spinali facilitati è spesso accompagnata da una disfunzione viscerale azionata dall’innervazione ortosimpatica di questi segmenti. Questa relazione può essere anche reversibile: per es. alcune malattie viscerali sono associate a complicazioni artritiche. La relazione dell’artrite reumatoide a livello lombare in paziente con colite è un comune esempio.
L’innervazione somatica e le afferenze somatiche riferite al midollo spinale lombare sono collocate tra T11-L2 mentre l’innervazione ortosimpatica al colon è da T10 a L2. L’aumento delle afferenze dalle articolazioni superiore T2-T8 può riflettere l’aumento dell’attività simpatica al tratto gastrointestinale superiore (T5-T9) portando ad una riduzione della tolleranza dei FANS usati nel trattamento dell’artrite.
L’ortosimpatico è capace di aumentare la sintomatologia e la patogenesi nelle connettiviti e quindi anche nel LES. Aumentando l’attività simpatica si sensibilizza la percezione del paziente al dolore e questo gioca un ruolo nello spasmo muscolare e nella contrattura che limita il movimento ed intensifica la deformità. Un riflesso di un stimolo ortosimaptico provoca cambiamenti patofisiologici che causano segni e sintomi che portati all’estremo possono risultare in una diagnosi di distrofia riflessosimpatica. L’iperattività simpatica in questa condizione comporta anche l’iniziale erosione ossea vista nei pazienti con artrite reumatoide.

SISTEMA SOMATICO

Le disfunzioni somatiche giocano un ruolo nella patogenesi della degenerazione artritica, posture errate, aumento del peso e mal allineamenti della colonna aumentano i meccanismi di stress nelle articolazioni dei pazienti La mancanza di movimento articolare, come succede nelle disfunzioni somatiche, incoraggia la degenerazione e la fibrosi. E’ stato dimostrato che movimenti passivi possono aiutare la rigenerazione della cartilagine. Come nelle disfunzioni somatiche la degenerazione artritica si manifesta per prima nei movimenti minori di un’articolazione.
Pazienti sofferenti di connettiviti hanno solitamente una grande disfunzione somatica miofasciale. E’ stata dimostrata un’alta incidenza di trigger points miofasciali in pz. con questi problemi articolari. Il dolore e la rigidità nell’articolazione in questi pz. spesso miglioravano o sparivano se erano trattati i trigger points vicini. I trattamenti di disfunzioni miofasciali che includevano il trattamento dei triggerponts, frequentemente migliorano il range di movimento dell’articolazione. Ci sono forti relazioni tra il livello psicoemozionale e somatico in pz. che hanno trigger points miofasciali. Molti effetti psichici comunemente visti in pz. reumatologici (es depressione e mancanza di autostima) sono diminuiti con trattamenti miofasciali.

SISTEMA LINFATICO

Abbiamo già visto l’importanza del sistema simpatico per la circolazione locale, la diffusione, il nutrimento e la rimozione dei prodotti di scarto dalle articolazioni reumatiche. Ma anche il sistema linfatico è particolarmente importante nella rimozione degli immunocomplessi dall’articolazione prima che questi possano danneggiarla. Questo trattamento inizia con l’apertura delle vie di drenaggio ed è una parte importante del trattamento osteopatico. Le guaine tendinee sono ricche di vasi linfatici e quindi il trattamento linfatico deve essere utilizzato nelle tenosinoviti. Se non si riesce a ridurre la congestione linfatica il contenuto di proteine promuove fibrosi ed ispessimento dei tessuti. Questo riduce il movimento, incoraggia la formazione di contratture intorno all’articolazione ed un’ulteriore compromissione del drenaggio linfatico. E’ noto che reazioni immunitarie che coinvolgono cellule locali sinoviali producono prodotti secondari che sono associati alla distruzione dell’articolazione in proporzione alla loro concentrazione nel liquido sinoviale. In alcuni casi severi è stata effettuata la linfoplasmaferesi per promuovere la diffusione di gradiente che è capace di eliminare gli immunocomplessi dalla sinovia. Costosi e pericolosi interventi chirurgici sul dotto toracico hanno dato beneficio in pz. con LES, miastenia grave e artrite reumatoide.
SISTEMA PARASIMPATICO
Il sistema parasimpatico non gioca un ruolo diretto sulla sintomatologia muscoloscheletrica nei pazienti affetti da LES, ma siccome il corpo è un’unità e la malattia ha effetti cronici e sistemici un aumento dell’attività del sistema parasimpatico è importante per supportare le funzioni viscerali del corpo.

PROTOCOLLO RIABILITATIVO

Un protocollo riabilitativo dove l’Osteopatia può essere inserita come aiuto per pz. affetti da LES deve includere i seguenti punti:

  • Educare il pz. riguardo il suo processo di malattia e sulla sua responsabilità nel portare avanti i programmi per mantenere la max funzionalità.
  • Provvedere ad un supporto psicologico qualora ci fosse la necessità.
  • Alleviare i dolori e il ciclo dolore-spasmo-dolore.
  • Diminuire lo stato infiammatorio.
  • Migliorare la nutrizione delle articolazioni.
  • Accrescere l’eliminazione di prodotti sinoviali residui.
  • Mantenere e/o incrementare la funzione articolatoria.
  • Correggere deformità esistenti e prevenirne di nuove.

INDICAZIONI OSTEOPATICHE

Riconoscendo le implicazioni multisistemiche di queste malattie la valutazione e il disegno di trattamento in ogni sistema è garantito da tecniche sui tessuti molli e periarticolari e con tecniche osteopatiche che proveranno a ridurre l’attività iperortosimpatica e aumentare il flusso di sangue nella regione.
Il trattamento osteopatico rivolto a rimuovere i segmenti facilitati aiuta ad alleviare il dolore e la sua percezione. Le articolazioni infiammate spesso reagiscono meglio a tecniche indirette e a manipolazioni fasciali specialmente quando cambiamenti strutturali prioritari possono aver reso ruvide e modificato le superfici articolari. Sono controindicati i "thrust" con potenziali sublussazioni patologiche.
In pz. con disturbi infiammatori le tecniche possono causare transitori aumenti del dolore articolare; se non passa dopo 2 ore circa, il dosaggio per quel pz. potrebbe essere stato eccessivo o la tecnica errata. Una dolenza più generale nei tessuti molli può succedere regolarmente; se non passa entro 24 ore significa che il paziente non è in grado di accettare in una singola visita gli stimoli proposti.
Dopo l’apertura delle vie di drenaggio linfatico e potenziando la pompa respiratoria diaframmatica, tecniche dolci di pompaggio articolare hanno mostrato speciali benefici nell’alleviare il dolore. Il valore di queste compressioni intermittenti è dimostrato dall’aumento della nutrizione locale che crea cambiamenti istologici nell’articolazione colpita da reumatismi con diminuzione della rigidità mattutina. E’ stato anche dimostrato che i più comuni e perpetuanti fattori associati a queste disfunzioni miofasciali sono i disordini posturali.

A cura del Dr. Franco Silvestri
http://www.lupus-italy.org/icaro/42osteopatia.htm

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