giovedì 9 maggio 2013

IL VIAGGIO DEL PESCIOLINO ROSSO....DI WILLIAM GARNER SUTHERLAND


Traduzione dall’inglese di Silvia Gariglio che ringraziamo per il lavoro fatto !!   
 Questa è una storia che raccontava William Garner Sutherland durante le conferenze che teneva.




In questo viaggio all’interno del cervello umano siamo come un minuscolo pesciolino in visita turistica. Faremo una nuotata nel liquido cefalorachidiano in compagnia di un minuscolo pesciolino che può entrare nuotando in interstizi quali gli accessi dallo spazio subaracnoideo al quarto ventricolo. Mentre ci guardiamo intorno, cercheremo di riflettere su alcune delle funzioni del tubo neurale. Faremo un viaggio con l’immaginazione. 

Durante questa breve nuotata spero di arrivare a una certa comprensione delle caratteristiche meccaniche del movimento del corpo pituitario, situato nella sella turcica dello sfenoide. Cercherò anche di comprendere il movimento del corpo pineale, nella parte posteriore del tetto del terzo ventricolo. In passato i filosofi hanno cercato in questa zona la sede dell’anima. 

Il pesciolino si tuffa dall’ingresso nel liquido che permea il quarto ventricolo. Questi ingressi (il forame di Magendie e i forami di Luschka), che si aprono tra il corpo del liquido cefalorachidiano nello spazio subaracnoideo all’esterno del tubo neurale e il corpo del fluido all’interno dei ventricoli dentro il tubo neurale, sono le uniche due porte aperte tra i due corpi di fluido. Ciò che il pesciolino trova nel quarto ventricolo è un corridoio sovrastato da un tetto. Sopra il tetto si trova il cervelletto. Il corridoio si estende in basso fino al canale centrale del midollo spinale e fino all’acquedotto cerebrale in alto. 

Il pesciolino è consapevole del fluido; sente che ha una funzione. Vede una luce oltre il buio. Sembra la luce del sole in una una nuvola o un riflesso in una nuvola. C’è molta luce, ma la luce non tocca la nuvola. Riflette ogni cosa attraverso di lei. Secondo il pesciolino riflette anche una qualche Intelligenza, che proviene da qualcosa di invisibile. La “luce liquida” sembra spronarlo a proseguire. 

Così continua a nuotare accompagnato da quella consapevolezza, l’informazione ricevuta dal suo primo tuffo dentro le nuvole all’interno del quarto ventricolo. Si tuffa proprio nel punto più profondo e si rende conto di una trasmutazione della luce in tutti i centri fisiologici all’interno del midollo allungato. Poi nuota qua e là e si lascia trasportare lateralmente finché trova un piccolo canale stretto, il cosidetto acquedotto cerebrale. In questo stretto canale è difficile trovare un passaggio. 
 
Improvvisamente sente una piccola spinta da dietro e, mentre si accorge che i movimenti ondulatori delle pareti lo consentono, viene spinto dall’altra parte. Proprio sotto di lui c’è un altro movimento ondulatorio che dev’essere la sincondrosi sfenooccipitale che s’incurva in basso e in alto, un movimento ondulato- rio che segue la marea e lungo il suo corso lo depone in cima a una grande caverna, nota come terzo ventricolo. Questa caverna è piena fino all’orlo di liquido cefalorachidiano. 

Si volta appena e vede che questa caverna è molto stretta e che proprio al di sopra c’è un tubicino ( il peduncolo e la nicchia pineali) collegato a quello che si chiama corpo pineale. Infila il naso in quel peduncolo e rimane incastrato. Di colpo quel corpo, quel cono, incomincia a spostarsi verso l’alto e poi, mentre ridiscende lo lascia libero. In quel piccolo corpo pineale egli percepisce un andare e venire. Che cos’è responsabile di questa azione meccanica, di questo andare su e giù? 

In questa zona e nel tetto del mesencefalo le fibre nervose si connettono in alto con il lobo anteriore del cervelletto, la parte più antica. Questa è la parte del tubo neurale che ha tessuti neurali come tetto. Ci deve essere un principio meccanico nell’area perché durante l’inspirazione e l’espirazione del meccanismo respiratorio primario avvenga con un ritmo definito il movimento altalenante del corpo pineale. Quando il piccolo cono scende durante l’espirazione, si posa sulla sommità del collicolo superiore.

Mentre il pesciolino è ancora sul tetto del terzo ventricolo, all’interno, vede una tenda che separa la cavità dalla parte esterna del cervello. Con l’immaginazione riesce a vedere i plessi coroidei che sono al di sopra allungar- si durante l’inspirazione. Poi comincia l’espirazione e le pareti si avvicinano formando di nuovo una stretta fessura. Durante l’espirazione quei plessi coroidei, com’ è stato scoperto nelle autopsie, si addensano. 

Egli percepisce la differenza tra inspirazione ed espirazione mentre è nel terzo ventricolo: la sua forma cambia da una forma a V più larga in cima, perciò con il fondo che si solleva, a una stretta fessura che lo abbassa. Il pesciolino si tuffa quindi verso il fondo e incontra il pavimento del terzo ventricolo, l’ipotalamo. Sembra che in fondo ci sia un foro ed egli percepisce il movimento, verso l’alto e verso il basso. 

Questo foro porta in basso, il pesciolino sguscia dall’altra parte e si ritrova nel corpo pituitario, nella neuroipofisi. Adesso è dentro il corpo pituitario e anche nella sella turcica dello sfenoide. È stanco, perciò si mette comodo e si addormenta, dondolato come in una culla.
Quando si sveglia, si accorge che di là non può più uscire. Il corpo pituitario è sbarrato da un diaframma. Per uscire deve sgusciare di nuovo nell’ipotalamo, cioè nel terzo ventricolo. Questa deve essere un’area speciale, dove l’in- fundibolo collega il corpo pituitario all’ipo- talamo. Tanti nuclei in un’area così piccola sembrano indicare il centro di qualcosa. C’è molta attività qui con tutto l’oscillare in su e in giù e la motilità. 

Ah! È lo sfenoide a provocare l’oscillazione mentre ruota con regolarità. Il movimento deve essere importante per tutte queste parti in attività. 

Mentre il pesciolino sale nuotando al terzo ventricolo sente un ronzio e capisce che deve passare con cautela vicino al talamo e ai gangli basali, perché in queste pareti è racchiuso tanto potenziale. Prosegue e trova la parete finale, la lamina terminale. Su questa parete si aprono due porte, i forami intraventricolari. Sguscia in quella di destra e si ritrova nel ventricolo laterale destro. Mentre procede all’interno va a sbattere contro il lobo frontale, perciò deve voltarsi dalla parte opposta. Tutta questa zona anteriore sembra essere diventata una zona superiore. È la zona dove il tubo neurale si è piegato su se stesso e all’indietro lungo la sommità del capo. La parte successiva della sua nuotata si svolge dove il ventricolo è circondato dalla corteccia motoria del cervello, da cui partono gli ordini che dicono a qualcosa di muoversi. Nella parte posteriore del cranio scopre che il lobo occipitale conti- nua a ruotare, verso il basso e in avanti. Qui c’è la corteccia visiva, la parte deputata alla visione, vicino alla falce cerebrale e al tentorio del cervelletto. I lobi temporali del cervello si ripiegano in avanti all’interno delle grandi ali dello sfenoide. Tutto ciò è situato sopra la “tenda” (il tentorio del cervelletto). Che cosa accadrebbee se questo angolo tra la falce e la “tenda” diventasse acuto e comprimesse la corteccia visiva? 
 
Ancora una volta si trova in un luogo dove deve tornare sui suoi passi. Perciò torna indie- tro nuotando lungo la parete del ventricolo laterale destro per entrare di nuovo nel terzo ventricolo. Tutta la nuotata è stata un percorso a spirale. Nel ventricolo laterale sinistro ci sarà lo stesso andamento. Gli emisferi cerebrali si sono ripiegati al di sopra, all’indietro e in avanti a partire dal limite anteriore del tronco encefalico. E nel centro allora l’esterno dove si trova? Sarà il grande solco trasversale del cervello. Tra i contenuti della fossa craniale posteriore e i lobi temporali e occipitali c’è il tentorio del cervelletto. Questo punto nel centro è dove si trova il corpo pineale,sul collicolo superiore del mesencefalo, all’esterno del tubo neurale.
Ma il nostro pesciolino è all’interno, di nuovo nel terzo ventricolo, dove ha del fluido in cui nuotare. Egli ritorna nel quarto ventricolo attraverso l’acquedotto cerebrale e trova la strada che conduce allo spazio subaracnoideo e da lì alla cisterna magna. Anche in questo lago c’è spazio per nuotare. Può nuotare intorno al midollo allungato al- l’esterno e vedere il cervelletto che somiglia ai mantici usati dai fabbri per soffiare aria sul fuoco. Può percepire la marea che entra. 
Poi il pesciolino nuota proprio sotto il tronco encefalico e negli strati d’acqua su cui posa il cervello: le cisterne basali. Sale intorno al ponte per andare nella cisterna superiore al di sopra del cervelletto e là si ri- trova all’esterno e nel grande solco trasverso. Non solo può vedere il corpo pineale, quel piccolo cono, ma anche le profonde vene cerebrali, le vene corioidee, e le vene cerebellari, che confluiscono ed entrano tutte nella grande vena di Galeno appena prima che questa entri nel seno retto.
In seguito il pesciolino girovaga all’esterno degli emisferi cerebrali e nella zona subaracnoidea dove viene diffuso il fluido cerebrospinale, sotto la membrana aracnoidea e all’esterno della pia madre. Egli nota che la pia madre aderisce stretta- mente alla superficie del canale durale che trasporta il sangue arterioso. La membrana aracnoidea circonda le sommità dei sol- chi e delle scissure. Questa organizzazione gli fornisce il fluido in cui nuotare. 

Tuttavia, riflette, in certe aree il fluido scarseggia ed egli si domanda che cosa accadrebbe se la membrana aracnoidea si stringesse su di lui mentre è in uno di que- sti spazi. Lo spazio si ridurrebbe e forse lui non riuscirebbe a raggiungere tutto quel fluido intorno all’ esterno del cervello o il fluido all’esterno della colonna vertebrale. Potrebbe spostarsi nel midollo se rimanes- se bloccato dentro il forame magno? Che cosa dovrebbe succedere per provocare una situazione del genere? 

Egli intuisce che se l’occipite e le ossa temporali non funzionassero a dovere il tentorio del cervelletto si potrebbe bloccare e verrebbe modificata la forma della cavità cranica posteriore; anche la forma della fossa giugulare verrebbe modificata. Questi cambiamenti avrebbero effetto sul flusso del sangue venoso che fluisce e defluisce dai forami giugulari? Se il deflusso del sangue venoso dal cranio fosse limitato, ti sentiresti bene? Avresti l’emicrania? Quali eventi dovrebbero verificarsi per creare una tensione nei rapporti tra occipite e ossa temporali? 
Supponiamo che qualcuno venga colpito sulla testa. La botta si ripercuoterebbe sul fluido che è davanti e intorno al corpo della pituitaria? Sembra che intorno alla parte esterna del cervello ci siano molti spazi dove il fluido non verrebbe disturbato. E se la testa si deformasse in un piegamento\rotazione laterale in modo tale che una cavità di fluido diventasse più piccola e la corrispondente sull’altro lato diventasse più grande? Ci sarebbe più fluido dove lo spazio è maggiore e meno fluido dove lo spazio è minore? Si potrebbe rimediare a una situazione del genere?
Questo viaggio è durato abbastanza. Il pesciolino è stato tutto il tempo all’interno del cranio aggirandosi all’interno e all'esterno del cervello umano in movimento. 

Ciò che ha visto lo farà riflettere a lungo........

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